“Ho sempre trafficato droga da quando ero ragazzino. Ma adesso collaboro con la giustizia per dare un futuro migliore ai miei figli”. Lo ha detto ieri, in videoconferenza da una località segreta, Aniello Pompeo, ex uomo di fiducia del clan Falanga di Torre del Greco e oggi pentito eccellente del la cosca di “Peppe o’ struscio”. Pompeo ha spiegato ai magistrati: “sono il nipote del boss Giuseppe Falanga, quindi cugino di suo figlio Domenico e anche di Domenico Gaudino, faccio parte del clan da sempre, prima del 2009 trafficavo hashish, mi rifornivo di droga dai Di Gioia, compravo l’hashish e poi lo rivendevo e mi occupavo dei colloqui in carcere a Rossano con mio cugino Domenico; gli facevo i vaglia, gli mandavo i soldi… nel 2011 creai una società per il traffico di droga con Domenico Gaudino, eravamo in dieci. C’erano pure Pasquale Magliulo, Salvatore Borriello, Domenico Vitiello e le mie sorelle Barbara e Rosa. Io gestivo le forniture di hashish e cocaina alle piazze di spaccio di Torre del Greco, poi dividevo i guadagni con Gaudino Durò poco, circa un anno, perché io poi finì ai domiciliari. Come gruppo iniziammo ad occuparci anche di armi ed estorsioni a Torre del Greco. Ma nel novembre del 2012 mi sono allontanato dal clan perché Gaudino fece entrare nel gruppo Salvatore Castiello, alias ‘Totore sciordino’, uno che era stato prima con i Cascone e poi con gli scissionisti. In passato gli avevo già venduto dell’hashish, lo conoscevo e non mi fidavo. Lo mise a fare le estorsioni, poi decisi di andare via» ». Il pentito è stato chiamato a testimoniare in uno stralcio del maxi processo «Free games» (il filone principale si è già chiuso con pesanti condanne in abbreviato) che vede come unici due imputati Manuel Pozzi e Amedeo Fedeli, coinvolti nell’inchiesta sui traffici di droga lungo l’asse Lazio-Campania-Calabria, dell’estate del 2014. Traffico di droga gestito proprio da Salvatore Castiello.