Gare d’appalto, assunzioni e nepotismo: nell’inchiesta Unisa compaiono i primi indagati.Una svolta che si attendeva da tempo. Nel fascicolo d’indagine sull’Università degli Studi di Salerno spuntano indagati eccellenti, che a breve potrebbero essere chiamati a rispondere di alcune decisioni assunte nell’ambito della gestione dell’Università e in particolare dell’assunzione a tempo determinato di personale tecnico-amministrativo da destinare all’apertura pomeridiana delle biblioteche dell’Ateneo. Il fascicolo aperto dal procuratore capo di Nocera Inferiore, Amedeo Sessa, sulla gara d’appalto affidata alla società interinale milanese per 660mila euro, passa dal modello 44 al modello 21. Tecnicamente significa che il coordinatore delle indagini ha ritenuto opportuno iscrivere i primi indagati. In cima alla lista vi sono il rettore dell’Università degli Studi di Salerno, Aurelio Tommasetti, e il direttore generale Attilio Maria Bianchi, firmatari degli atti propedeutici e dell’aggiudicazione dell’appalto alla società milanese Lavorint spa, ma insieme a loro vi sarebbero altri vertici dell’Università salernitana. Le accuse ipotizzate sono abuso d’ufficio e falso che costituiscono la base per il prosieguo delle indagini, affidate alla sezione di polizia giudiziaria del Tribunale di Nocera Inferiore e al nucleo investigativo del comando provinciale di Salerno, diretto dal maggiore Alessandro De Vico, con il supporto della Guardia di Finanza. Le acquisizioni preliminari, nate dall’esame di un esposto nel quale erano raccontate sia le vicende relative alla Lavorint spa, sia altre riguardanti la gestione della ristorazione e della guardiania, hanno spinto gli inquirenti e in particolare il pm che sta coordinando le indagini a iscrivere i primi indagati. L’esame della documentazione acquisita a gennaio scorso, dagli uomini della polizia giudiziaria guidati dal luogotenente Massimo Santaniello, ha permesso di riscontrare alcune anomalie. In particolare, i tempi di affidamento della gara d’appalto per l’assunzione di personale interinale nel triennio 2014-2016. Poco prima che i vertici dell’Università affidassero alla Lavorint spa l’incarico di ricercare personale per assunzioni a tempo determinato di 24 mesi con l’incarico di bibliotecario, in particolare, alcuni giovani disoccupati dell’area salernitana e napoletana inviarono i propri dati e la propria esperienza alla società milanese. Le parentele degli assunti sono state oggetto di indagine. In 15 furono assunti dalla spa per conto dell’Università di Salerno, ma solo alcuni furono delegati alle biblioteche nelle ore pomeridiane, altri assunsero incarichi presso l’ufficio di presidenza e della direzione generale. Persone di fiducia dei vertici dell’Unisa. La carenza di personale per le biblioteche dell’Ateneo ha spinto poi la dirigenza – a dicembre scorso – a far scorrere la graduatoria già esistente al momento della gara d’appalto affidata nel 2014 alla Lavorint. Il sospetto è che attraverso la società interinale, e pensando di aggirare un concorso pubblico, i vertici dell’Unisa abbiano favorito, o quanto meno segnalato, a conoscenti e amici la possibilità di lavorare. Naturalmente, queste sono le ipotesi sulle quali Procura e carabinieri stanno lavorando da pochissimi mesi. Ipotesi che potrebbero essere state avvalorate oltre che dalle acquisizioni già effettuate – sono stati presi dagli uffici della direzione generale tutti gli atti propedeutici e di affidamento della gara d’appalto con l’elenco dei tecnici-amministrativi assunti – anche dalle testimonianze di persone a conoscenza dei fatti. Gli interrogatori, molti dei quali svolti nella sede del comando Provinciale di Salerno, di sindacalisti, personale dell’Unisa, ma anche di alcuni dei lavoratori assunti potrebbero aver fornito agli inquirenti indicazioni preziose sul prosieguo delle indagini che a breve potrebbero avere un’ulteriore svolta.(r.f.)
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