Un corteo di circa 150 manifestanti, è giunto poco fa in piazza Cenni, davanti all’edificio del Tribunale di Napoli dove è attesa la sentenza per l’uccisione del 17enne Davide Bifolco, ucciso da un colpo di pistola esploso da un carabiniere il 5 settembre 2014 al Rione Traiano di Napoli. In testa al corteo la madre del ragazzo ucciso, Flora, e suoi amici. “Giustizia per Davide”, è lo slogan scandito dai manifestanti.
Nuovo corteo fino al Tribunale per la sentenza a carico del carabiniere che uccise il 17enne al rione Traiano
Estorsioni in Fincantieri, il pm chiede la condanna a 5 anni per Tramparulo
Castellammare di Stabia. Estorsioni alla Fincantieri: chiesta la condanna a 5 anni e 4 mesi per Nicola Tramparulo, l’operaio che lo scorso anno finì insieme a 5 complici in un’inchiesta del pm Maria Benincasa. Tramparulo ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, rito che i difensori Antonio De Martino e Alfonso Piscino hanno condizionato all’acquisizione di circa 2000 conversazioni che non erano state ritenute interessanti dall’accusa e quindi non riversate nel processo. Nel processo stralcio, pendente davanti al Gup di Torre Annunziata, la vittima – un imprenditore napoletano – ha riconosciuto Tramparulo come uno degli operai che nel 2014 partecipò, insieme agli altri, alle estorsioni ai suoi danni. Scioperi pretestuosi, danneggiamenti, furti ai danni delle ditte dell’indotto per costringerle ad assumere amici o parenti dei sei operai e sindacalisti poi finiti a processo. La Polizia lo scorso anno eseguì un’ordinanza di custodia cautelare a carico di sei persone Antonio Vollono, Francesco Amoroso, Catello Schettino, Nicola Tramparulo e i fratelli Catello e Ferdinando Scarpato. Solo Tramparulo ha scelto il rito abbreviato condizionato alla trascrizione delle intercettazioni che – secondo la difesa – dovrebbero fornire al giudice una visione diversa di quanto accaduto all’interno del cantiere stabiese. Nel frattempo, il pm Maria Benincasa ha chiesto la condanna a cinque anni e 4 mesi nei confronti dell’imputato.
Marano, si difende l’assassino di Enrico Pezzella
Marano. Si giustifica l’assassino di Enrico Pezzella, il 25enne ucciso l’8 aprile scorso con un colpo di pistola. Alessandro Uccello, arrestato nei giorni scorsi, ha sostenuto che il proiettile è partito accidentalmente dalla pistola che deteneva legalmente. Le indagini condotte dopo l’omicidio di Enrico ‘Capigliotta’ avevano portato i carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Giugliano, ad arrestare Alessandro Uccello, 47 anni, residente a Marano. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’arrestato impugnava la pistola – regolarmente registrata – quando nel corso della lite sarebbe partito il colpo mortale alla testa di Enrico Pezzella. Uccello è il cognato di Raffaele Bacioterracino, ex suocero della vittima, la diatriba con il 25enne era nata proprio a proposito della relazione amorosa. Uccello aveva più volte allontanato Enrico, alias Capigliotta, dal palazzo dove abita la ragazza. Dopo l’ennesima lite, il colpo di pistola che si conficcò nella testa del 25enne. Il ragazzo era morto qualche giorno dopo all’ospedale di Pozzuoli. Nei guai sono finiti sia Raffaele Bacioterracino, il primo a finire in carcere, che il cognato, accusati di omicidio aggravato in concorso. Determinante per la ricostruzione prospettata da accusa e difesa, gli esami balistici sulla pistola sequestrata ad Uccello.
Giugliano, furto milionario condannati i componenti della gang
Giugliano. Furto e ricettazione: prime condanne per gli uomini della gang. Furono arrestati per un furto in un deposito di una ditta di allestimenti per spettacoli musicali e nei giorni scorsi, il Gup del Tribunale di Napoli ha rinviato a giudizio Massimo Liberato di Sant’Anastasia e condannato con rito abbreviato Raffaele Sarnataro e Salvatore Castiello alla pena di tre anni e due mesi di reclusione; Francesco Lisetti a due anni di reclusione; Raffaele Raimondo ad un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa). Assolto, invce, Rosario Castiello, per il quale il pm aveva chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione. Sarnataro è agli arresti domiciliari, mentre gli altri sono liberi. L’episodio contestato agli imputati risale al marzo del 2013 quando una banda di rapinatore fece irruzione nel deposito della titta portando via beni per un valore di 800mila euro, beni che in parte furono ritrovati. Gli imputati furono scoperti e arrestati dagli agenti della Squadra Mobile.
Napoli: catturato a Marano l’uomo che aveva aggredito i poliziotti con un’ascia a Marianella
Tre persone sono state arrestate dalla Polizia nell’ area a Nord di Napoli nel corso di un’ operazione Alto Impatto. Antonio Piccolo, 43 anni, di Marano, pregiudicato, è stato arrestato con le accuse di estorsione, minacce e violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Il 29 dicembre 2015, in piazza Marianella, a Napoli, Piccolo, aveva minacciato una persona ingiungendogli di consegnarli il ferro di risulta di un’installazione smantellata dal Comune nella piazza. All’ arrivo dei Poliziotti del Commissariato Scampia li aveva aggrediti con un’ ascia sottratta in una vicina Macelleria e poi era fuggito. La Polizia lo aveva però identificato. All’ alba il pregiudicato è stato bloccato un un’ abitazione a Marano. Arrestati per evasione dagli arresti domiciliare Flora Lanzetti, 44 anni, di Napoli e Mario Migliore, 38 anni di Napoli che il 14 aprile era stato sorpreso lontano dal luogo dove era stato autorizzato a svolgere attività lavorativa in regime di misura alternativa alla detenzione.
Napoli. condannato a 4 anni e 4 mesi il carabiniere che uccise Davide Bifolco al Rione Traiano. La mamma: “Ti uccido, mi mangio il tuo cuore”
Quattro anni e quattro mesi di reclusione, un anno in più rispetto alla pena richiesta dal pubblico ministero. E’ stata più severa del previsto la pena inflitta al carabiniere che la notte del 5 settembre di due anni fa al Rione Traiano a NAPOLI uccise con un colpo di pistola il 17enne Davide Bifolco. Il giovane era in sella a uno scooter guidato da un amico, forse un pregiudicato del quartiere, che non si era fermato a un posto di blocco. La sentenza è stata emessa oggi dopo oltre due ore di camera di consiglio dal gup Ludovica Mancini. Il carabiniere Giovanni Macchiarolo è stato riconosciuto responsabile di omicidio colposo: per lui quasi il massimo della pena prevista per questo reato, considerando che ha beneficiato dello sconto previsto dall’adozione del rito abbreviato. Il militare, assistito dall’avvocato Salvatore Pane, ha sostenuto che il colpo era partito accidentalmente, mentre stava per cadere. Il giudice ha ritenuto che abbia agito con gravissima imperizia e negligenza ma non abbia sparato con l’intenzione di colpire il giovane, tesi proposta dall’avvocato di parte civile Fabio Anselmo, che assiste i familiari della vittima. L’avvocato Anselmo, pur soddisfatto di una sentenza che non è certo tenera nei confronti dell’imputato, ha affermato che un ostacolo all’accertamento dello svolgimento dei fatti è costituito da gravi omissioni nella fase delle indagini, che hanno impedito l’acquisizione di elementi importanti a sostegno o della volontarietà o anche del delitto colposo. Alla parte civile è stato riconosciuto un risarcimento a titolo di provvisionale di 40mila euro, a parte i danni da liquidare in sede civile. Come in occasione delle altre udienze, un centinaio tra amici e parenti di Davide, e giovani di centri sociali, si sono radunati davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia, scandendo slogan ed esibendo striscioni e cartelli (”sappiamo chi è Stato”). Imponente lo schieramento dei poliziotti sia all’esterno che all’interno del Tribunale. ”Il processo è colmo di elementi che smentiscono la ricostruzione dell’imputato”, è stato il commento a caldo di Anselmo che ha parlato di ”omissioni nelle indagini che ci lasciano l’amaro in bocca”. ”Un conto – ha spiegato – è smentire la ricostruzione dell’imputato e un conto è fornire la prova inconfutabile di un omicidio volontario. Quattro anni e quattro mesi è una pena più grave ancora di quella chiesta dal pubblico ministero. E’ una pena vicina al massimo edittale, in regime di diritto abbreviato. E cinque anni di interdizione dai pubblici uffici esprimono un dato esemplare”. Anche Ilaria Cucchi ha atteso l’epilogo del processo tra i manifestanti che stazionavano all’ingresso. “La sensazione è che sia un momento importante, significativo, per la giustizia. Molto spesso questi processi finiscono in nulla, anzi molto spesso questi processi non ci sono per niente”, ha detto la sorella di Stefano Cucchi sulla cui morte è in corso una nuova inchiesta per i presunti pestaggi subiti dopo l’arresto da parte dei carabinieri. “Non mi concentrerei sugli anni di pena che vengono dati – ha aggiunto ma il fatto stesso che siano riconosciuti come responsabili, nonostante indossino una divisa, vi assicuro che è un enorme passo in avanti”. “Hai bloccato il cuore di mio figlio, io il tuo me lo mangio, ti uccido”, ha urlato Flora, la mamma di Davide, quando le hanno comunicato la sentenza, ritenendo troppo lieve la pena inflitta al carabiniere.
Peschereccio di Ercolano disperso in mare, in tre a bordo
Un peschereccio con tre persone a bordo è scomparso da quasi due giorni dopo essere partito dal porto di Formia (Latina). Sull’imbarcazione vi erano il proprietario, Giulio Oliviero e due tunisini, tutti di Ercolano e appartenenti a una cooperativa associata all’Unci pesca. Sulla vicenda interviene il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli che – in una nota – dice di aver chiesto al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, “il massimo impegno della protezione civile regionale per collaborare alle ricerche del peschereccio Rosinella disperso da ieri notte alle 2”. Borrelli poi aggiunge: “Alle ricerche stanno già lavorando da ore le capitanerie di porto del litorale campano e laziale visto che il peschereccio era salpato da Formia ma, al momento, non si hanno notizie al di là della segnalazione di una grossa macchia d’olio all’altezza del Villaggio Coppola a Castel Volturno”. Per Borrelli “è importante intensificare gli sforzi di volontari e istituzioni per cercare segnali che facciano capire perché il peschereccio non è più rintracciabile dai segnali radio e telefonici”.
Pianura: smantellata base taglio cocaina, 2 arresti
I carabinieri della stazione di Pianura hanno arrestato in flagranza per detenzione ai fini di spaccio un 27enne di Soccavo, figlio del presunto reggente dell’omonimo clan operante nella zona e un 29enne ritenuto vicino allo stesso gruppo camorristico. Le indagini e i servizi di osservazione degli ultimi giorni hanno consentito ai militari di individuare una base per il taglio e il confezionamento della cocaina. I militari infatti hanno perquisito un intero appartcronaamento del quartiere Pianura, sorprendendo all’interno i due arrestati intenti a confezionare bustine termosigillate. I pusher stavano lavorando 1,3 chili di cocaina purissima, che al dettaglio avrebbe fruttato circa 100mila euro. Sul tavolo erano sparse 52 bustine, bilancini di precisione, sostanza da taglio e vario materiale per il confezionamento. Dopo una breve colluttazione per evitare l’arresto, i militari sono riusciti ad ammanettare i due e sequestrare quanto rinvenuto. Al termine delle formalità di rito i due sono stati portati nel carcere di Poggioreale.
Castellammare: sciarpa della Juve Stabia e bara bianca per l’ultimo saluto a Francesco Scarpato
Sulla bara bianca la sciarpa degli Ultrà della Juve Stabia, la sua squadra del cuore. Accompaganto dai tifosi e da tantissima gente il feretro di Francesco Scarpato è entrato nella chiesa dell’Annunziatella Castellammare poco dopo le 12 di oggi per il rito funebre. Erano tantissimi i presenti. Il ragazzo è morto domenica sera all’ospedale di Caserta dopo che nel pomeriggio era rimasto vittima di un terribile incidente in moto con un suo amico in via Annunziatella. Palloncini bianchi e celesti lungo il tragitto e nei pressi della chiesa, Gli amici indossavano in maglietta bianca con la sua foto con la scritta “Checco vive”. E su uno striscione invece si era impresso “è solo una separazione resterà vivo il ricordo”. Erano oltre cinquecento le persone che hanno voluto rendere l’ultimo saaluto al 19enne stabiese. Nel frattempo continuano le indagini dei vigili urbani di Castellammare che stanno cercando di fare luce sull’incidente. Il ragazzo che era alla guida della potente Yamaha 900, il 24enne Salvatore G, è indagato per omicidio stradale.
Napoli. misterioso omicidio in via Caravaggio: 47enne incensurato trovato morto in casa. E’ giallo
Investigatori della Polizia di Stato al lavoro, dove nel pomeriggio, in un’abitazione del quartiere Fuorigrotta, è stato trovato il corpo senza vita di un ex tassista con una vistosa ferita alla testa, verosimilmente provocata da uno o più colpi inferti con un corpo contundente. La vittima è un incensurato di 47 anni, Francesco Bosco, che, malgrado la giovane età, era già in pensione, secondo quanto si è appreso, probabilmente per problemi di salute di natura psicologica. Al momento, gli investigatori puntano sulla pista dell’omicidio. A lanciare l’allarme è stato il cognato di Bosco, che per l’intera mattinata ha cercato di mettersi in contatto telefonicamente con l’ex tassista, senza mai riuscirvi. Nel pomeriggio, preoccupato da un silenzio fin troppo prolungato, ha preso le chiavi dell’appartamento e si è recato a casa del cognato. Quando ha aperto l’uscio ha trovato il cadavere dell’ex tassista, riverso a terra, in una pozza di sangue. La Polizia di Stato, avvertita dal cognato della vittima, si è recata nell’abitazione di Bosco, che si trova nel parco Persichetti, al civico 143 di via Michelangelo da Caravaggio. Un appartamento spoglio, con pochi elementi di arredo e senza oggetti di particolare valore. Il cadavere di Bosco era a terra, in un disimpegno della casa, tra la cucina e l’ingresso: sulla testa è stata trovata una profonda ferita, verosimilmente provocata da uno o più colpi inferti con un corpo contundente. La polizia scientifica, che ha eseguito i rilievi, anche alla ricerca dell’arma del delitto, ha concentrato la sua attenzione su alcuni manici di scopa trovati in uno sgabuzzino. Non sono stati trovati i segni di una colluttazione. L’appartamento, sebbene spoglio, è stato trovato in ordine e la Polizia esclude che si possa essere trattato di un tentativo di furto finito in tragedia. L’ultima persona a lasciare l’appartamento, comunque, non si è preoccupato di dare le mandate alla serratura. Non si esclude che Bosco conoscesse chi l’ha ucciso, che abbia aperto la porta a qualcuno che poi si è rivelato il suo assassino.
False pratiche e controlli, sospesi un dipendente Asl a3 Sud di Poggiomarino e e due funzionari del comune di Terzigno
Stamattina a Terzigno, Pompei e San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli, i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata hanno eseguito un provvedimento di sospensione dai pubblici uffici nei confronti di due funzionari dell’ufficio tecnico del Comune di Terzigno e di un ispettore dell’Asl Napoli 3 Sud di Poggiomarino ritenuti responsabili a vario titolo di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio ed assenza dal servizio dei pubblici dipendenti. Le indagini, avviate dal maggio 2014 dal Nor-aliquota operativa della compagnia carabinieri di Torre Annunziata e dalla stazione Carabinieri di Terzigno a seguito di una denuncia formalizzata da due esercenti commerciali di Terzigno, sono state condotte con specifici servizi di osservazione supportati da attività tecniche d’intercettazione che prendevano in esame diverse utenze d’interesse investigativo. L’intervento dei carabinieri, coordinato da questa procura, ha consentito di: documentare reiterati episodi di alterazione di atti pubblici, ad opera di un funzionario comunale, strumentali all’illecito rilascio di autorizzazioni di agibilità e condoni edilizi. Il dipendente del Comune di Terzigno è stato ripetutamente filmato mentre insieme a diversi tecnici di parte strappava fogli o inseriva documenti mancanti nelle pratiche d’ufficio per consentirne l’approvazione. Sono stati anche accertati episodi di corruzione, a opera del funzionario dell’Asl, in occasione di verifiche igieniche sanitarie e in materia di anti infortunistica, a favore di attività commerciali del comune di Terzigno. In particolare le intercettazioni telefoniche hanno dimostrato come il predetto funzionario, per consentire l’assunzione di una persona a lui viciina, abbia omesso controlli igienico sanitari a un noto risotrante del napoletano, malgrado sapesse che le condizioni igieniche soprattutto della cucina fossero tali da richiederne la chiusura. E inoltre sono stati raccolti indizi di colpevolezza a carico di un dipendente comunale di Terzigno che in più occasioni è risultato solo fittiziamente presente in servizio: il funzionario dell’area tecnica è stato più volte pedinato e filmato mentre si incontrava, durante l’orario di lavoro, con noti imprenditori della zona. Sono state inoltre denunciate altre sei persone responsabili in concorso
INCREDIBILE CALDEROLI: “Io sto con il carabiniere del Rione Traiano”
“Io sto Giovanni Macchiaroli, il carabiniere oggi condannato a 4 anni e 4 mesi per aver sparato ad un ragazzo che, insieme ad un complice, su un motorino, aveva forzato un posto di blocco. Francamente trovo assurdo che per aver fatto il proprio dovere, per aver cercato di far rispettare la legge, un servitore dello Stato si sia preso 4 anni e 4 mesi di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici”. Lo dice il senatore Roberto Calderoli, Vice Presidente del Senato e Responsabile Organizzazione e Territorio della Lega Nord. “Ma ritengo che questa vicenda debba far riflettere, perché in qualche modo si ricollega al dibattito in corso sulla legittima difesa e sulla richiesta presentata dalla Lega Nord di eliminare l’eccesso di difesa per chi si difende all’interno della propria abitazione o del proprio esercizio commerciale”, aggiunge. Secondo Calderoli, il punto è proprio questo: “chi commette una violenza, chi viola la legge, chi consapevolmente decide di entrare in casa altrui oppure per l’appunto decida di forzare un posto di blocco, per qualunque ragione, perché ha bevuto, perché non ha la patente, perché guida un mezzo rubato ecc deve sapere di andare incontro a dei rischi, anche gravi, anche se ovviamente nessun si augura che possa mai scapparci il morto, come purtroppo è accaduto in questa triste vicenda, ma tra un Caino e un Abele io sto sempre dalla parte di Abele…”, conclude.
Imprenditori della Penisola Sorrentina nel processo per riciclaggio del clan D’Alessandro in Sardegna
Ci sono anche tre impreditori della Penisola Sorrentina nell’inchiesta sul riciclaggio in Sardegna del clan D’Alessandro e che vede coinvolto anche l’europarlamentare di Forza Italia, Salvatore Cicu e il consigliere regionale della Campania, Luciano Passariello. Si tratta di Antonino Di Martino, 51 anni di Piano di Sorrento, la moglie Angela Miccio, 51 anni di Piano di Sorrento e la sorella Luisa Di Martino, 43 anni che vive Vico Equense. L’imprenditore costiero viene indicato dagli investigatori sardi come l’anello di congiunzione tra i politici dell’isola e Gennaro Chierchia alias “Rino ‘o pecorone” referente dei D’Alessandro su Gragnano, ucciso in un negozio di via Castellammare il 18 marzo del 2010. L’inchiesta riguarda la realizzazzione del villagio turistico S’Incantu nell’incantevole baia di Villasimius in provincia di Cagliari e per la cui realizzazione sono finiti sotto processo in 17. Ieri il pm ha parlato per più di un’ora, rinnovando la sua richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati. Il sostituto procuratore Emanuele Secci, ha ripercorso le tappe saliente della sua inchiesta davanti al Gup del Tribunale di Cagliari, Cristina Ornano, che dovrà decidere se celebrare il processo nei confronti dell’europarlamentare di Forza Italia, Salvatore Cicu, dell’ex sindaco di Sestu (Cagliari, Luciano Taccori, e dell’ex capogruppo forzista dello stesso comune, Paolo Cau, l’unico presente oggi in aula. I tre sono accusati con altre 14 persone residenti in Campania di aver riciclato in Sardegna denaro proveniente dal clan camorristico dei Casalesi. L’inchiesta – condotta dai militari del Gico della Guardia di Finanza sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia – è legata alla vendita di un terreno a Villasimius (Cagliari) da parte della società Turicost (nella quale Cicu sarebbe stato socio occulto) ad una cordata di imprenditori campani che poi hanno realizzato il villaggio turistico S’Incantu. Il pubblico ministero ha rinnovato le conclusioni già presentate al Gip al termine dell’inchiesta preliminare, sollecitando il rinvio a giudizio di tutti. Un’indagine molto complessa che ha potuto accertare anche l’arrivo nell’Isola, il 5 agosto 2003, di Gennaro Chierchia, noto Rino ‘o Pecorone, esponente di punta del clan camorristico D’Alessandro. Secondo l’accusa portava in una valigetta 400 mila euro in contanti per chiudere l’affare. Conclusa l’inchiesta, il pm Secci ha sollecitato il processo per tutti i 17 indagati accusati di riciclaggio – a Cicu, Taccori e Cau non viene contesta l’associazione a delinquere né l’aggravante delle finalità mafiose – e ora sarà il Gup Cristina Ornano a decidere valutando gli elementi raccolti. Il giudice ha deciso che solo alla fine dell’udienza preliminare scioglierà la riserva in merito alla competenza territoriale del processo per alcuni imputati campani, mentre nelle prossime udienze – fissate per il 27 aprile e il 18 maggio – dovrebbero parlare i difensori. Sono finiti nell’inchiesta sarda il consigliere regionale della Campania Luciano Passariello, 55 anni di Napoli; Alessandra Coronella, 42 anni di Aversa; Antonino Di Martino, 51 di Piano di Sorrento; Luisa Di Martino, 43 di Vico Equense; Alessandro Falco, 42 di Napoli; Nicola Fontana, 56 di Casapesenna, in provincia di Caserta; Rosa Fontaa, 82 di Casapesenna; Rosa Garofalo, 53 di Casapesenna; Sabino Gioia, 54 di Avellino; Angela Miccio, 51 di Piano di Sorrento; Bartolomeo Piccolo, 58 di Casapesenna; Gilda Piccolo, 53 di Casapesenna; Salvatore Venturino, 50 di Napoli; Antonio Vieri, 58 di Avellino.
Piscinola, omicidio del pusher di Afragola: la pista porta verso i Mallo
Ci sarebbero i Mallo, il nuovo potente clan federato con i Licciardi di Secondigliano, dietro l’omicidio del pusher Daniele Stara di Afragola ucciso ieri sera a Piscinola. Gli investigatori seguono la pista che porta al nuovo gruppo criminale che avrebbe sferrato l’attacco finale per cacciare i Lo Russo “Capitoni” dalla Don Guanella, Miano, Capodimonte e Piscinola. Nella stessa direzione si starebbero muovendo anche i”girati” della Vinella Grassi. E in questo contesto si inserisce l’uccisione del pusher Daniele Stara. Gli investigatori però non escludono la pista che porta al famigerato quartiere Salicelle di Afragola dove abitava il giovane che aveva precedenti per spaccio di droga ma non collegamenti con la camorra. Gli investigatori hanno interrogato per tuttta la giornata sia la fidanzata della vittima che in pratica ha assistito quasi in diretta all’omicidio sia familiari e amici. Si vuole scavare nella sua vita c per capire a chi poss aaver calpestato i piedi per averne decretato la morte. E Intanto si sta cercando di visionare i filmati di alcune telecamere di negozi lungo la strada dove è avvenuto l’agguato per cercare di individuare tracce video utili alle indagini. Controlli a tappeto in tutta la zona e bocche cucite. Ma è certo che chi ha ucciso Daniele sapeva i suoi movimenti. E’ stato avvertito da qualcuno che era partito da casa e quindi il commando di morte si è appostato lungo la strada per compiere l’agguato in via Vittorio Emanuele dove la moto è stata affiancata e il killer ha fatto fuoco a ripetizione fino ad ucciderlo prima di dileguarsi nel buio.
(nella foto il luogo dell’agguato e nel riquadro daniele stara)
Napoli: il tassista ucciso con posacenere da una persona che conosceva
Raffaele Bosco, il tassista ucciso nella sua abitazione nel parco Persichetti di via Caravaggio a Fuorigrotta aveva confidato a una cugina una decina di giorni fa di volersi suicidare. Ma ci ha pensato qualcuno prima di lui a porre fine ai suoi giorni uccidendolo con una grossa ceneriera in ferro. E’ quasi sicuramente quella l’arma del delitto che manca da casa e la cui scomparsa il nipote ha segnalato agli investigatori. Del resto dai primi rilievi della polizia scientifica la possibile arma usata combacia con le profonde ferite alla testa che ne hanno causato la morte. Ma Raffaele ha anche lottato con il suo assassino prima di essere sopraffatto. Sempre la scientifica ha rilevato infatti tracce di lotta sul suo corpo. Tutto al vaglio degli inquirenti per dare un nome , un volto e un movente all’efferato omicidio che ha sconvolto la tranqullità del parco di Fuorigrotta dove abitava l’ex tassista. L’uomo negl ultimi tempi aveva problemi con l’alcool e forse anche con altre sostanze. Ed è probabile che l’omicidio sia frutto delle “cattive frequentazioni” come hanno raccontato i suoi vicini agli investigatori,. Intato gli agenti del commissariato San Paolo che conducono le indagini hanno sequestrato il cellulare e il computer su disposizione della magistratrura. E’ probabile che dal loro esame si riesca a capire qualcosa in più rispetto alle frequentazioni. Un fatto è certo chi ha ucciso Raffaele lo conosceva bene perché è entrato nel parco, sicuramente a piedi, passando la guardiola e facendosi aprire la porta. Poi in casa c’è stata una discussione e la lite sfociata nel tremendo omicidio.
(nella foto il luogo dell’omicidio e nel riquadro la vittima Raffaele Bosco)
Ercolano: individuato il peschereccio affondato nelle acque di Gaeta. Sommozzatori sul posto
Sarebbe stato individuato il relitto del peschereccio “Rosinella” , con a bordo il comandante di Ercolano Giulio Oliviero e due marinai tunisini, Calif e Alì, disperso dalle 2 di mercoledì. Dopo 24 ore di ricerche, proseguite per tutta la notte e coordinate dal IV Centro Secondario di Soccorso Marittimo della Campania e a cui si sono aggiunte anche imbarcazioni autonome di pescatori, tra cui quella di Giulio Oliviero, cugino omonimo del pescatore ercolanese disperso, questa mattina all’alba sarebbe stato individuato il relitto proprio in corrispondenza della grande macchia d’olio trovata ieri a 6 miglia da Punta Stendardo, a lago di Gaeta. Sul posto sono arrivati i sommozzatori per verificare se i dispersi sono rimasti intrappolati nel peschereccio affondato.
“Sono sull’area i mezzi della Capitaneria di Porto – ha detto Gennaro Scognamiglio, presidente dell’Unci Pesca – e imbarcazioni private che hanno individuato la presenza del relitto sul fondo con sonar e strumenti specifici”. Intanto ad Ercolano cresce l’ansia e la disperazione in via Alessandro Rossi, dove attendono notizie ufficiali Rosa Imperato, la moglie di Giulio Oliviero, e i tre figli mentre la famiglia dei tunisini, non sarebbe ancora stata messa al corrente dell’accaduto.
San Giuseppe Vesuviano, arrestata ginecologa di Sarno: intascava soldi dai pazienti per accelerare l’iter delle analisi cliniche
Chiedeva soldi in cambio del proprio impegno ad accelerare alcune procedure mediche in favore dei pazienti. Con questa accusa i carabinieri di San Giuseppe Vesuviano ) hanno arrestato in flagranza di reato una ginecologa di 60 anni, Teresa Santonicola, originaria di Sarno . Il reato contestatole è quello di induzione indebita a dare o promettere utilità. In seguito a specifiche segnalazioni di pretese di soldi dai pazienti in cambio di utilità mediche, i militari hanno cominciato a tenere sotto osservazione la donna per riscontrare la veridicità dei fatti segnalati. Hanno cosi’ documentato come la dottoressa avesse chiesto del denaro per accelerare procedure mediche come esiti di biopsie e quant’altro. In pratica i militari hanno assistito ad una consegna di denaro da parte di uno dei pazienti, momento in cui sono intervenuti arrestando la ginecologa. La donna sarà processata oggi con rito direttissimo
Nola: Tir investe operai al lavoro sulla statale, tre morti e due feriti
Cinque operai che stavano effettuando lavori stradali sulla statale 7bis nel comune di Nola , sono stati travolti da un mezzo pesante in transito: il bilancio dell’ incidente, secondo le prime informazioni dei vigili del fuoco, è di tre operai morti e due feriti. Le squadre dei pompieri sono al lavoro per la messa in sicurezza del tratto in cui, poco prima delle 11, è avvenuto l’ incidente. L’ incidente – sulle cui cause sono in corso accertamenti – è avvenuto della strada statale 7/bis “di Terra di Lavoro” in corrispondenza del km 43,150 – in direzione Nola. Stando alle prime ricostruzioni il mezzo pesante, probabilmente fuori controllo, ha travolto il personale di un’impresa che per conto di Anas stava eseguendo interventi di pulizia delle cunette. Il traffico, in direzione Nola, è attualmente deviato con uscita obbligatoria verso il Cis di Nola.
Tir impazzito: sono due i morti. Chiusa la Statale 7bis di Nola
Sono due gli operai deceduti nell’incidente stradale verificatosi sulla statale 7 bis, all’altezza di Nola , dopo essere stati investiti da un tir impazzito. Lo si apprende dall’Anas in relazione alle informazioni fornite dai vigili del fuoco in un primo momento. Altri due operai sono rimasti feriti, uno in condizioni gravissime. I due operai sono deceduti sul colpo dopo essere stati scaraventati per una quindicina di metri in una scarpata. Il tir è uscito fuori strada. Anas comunica che, a causa di un incidente, e’ provvisoriamente chiuso al traffico un tratto della strada statale 7/bis “di Terra di Lavoro” in corrispondenza del km 43,150 – in direzione di Nola – in provincia di Napoli. Il sinistro – sulle cui cause sono in corso accertamenti – e’ avvenuto in maniera autonoma: un mezzo pesante, probabilmente fuori controllo, ha travolto il personale di un’impresa che per conto di Anas stava eseguendo interventi di pulizia delle cunette, causando il decesso di due addetti ai lavori della ditta. Il traffico, in direzione di Nola, e’ attualmente deviato con indicazioni sul posto con uscita obbligatoria verso il CIS di Nola. Sul posto e’ presente il personale dell’Anas e delle Forze dell’Ordine; la regolare circolazione verra’ ripristinata nel piu’ breve tempo possibile.
(foto: fonte bassairpinia.it)
NapolI: sono braccati dai carabinieri i quattro pistoleri dell’attentato contro la caserma a Secondigliano
Sono braccati , hanno il fiato sul collo dei carabinieri e non solo. Sono rintanati, rinchusi. sanno che i loro nomi e i loro volti sono noti alle forze dell’ordine che gli stanno dando una caccia serrata. E non è escluso che abbiano lasciato Napoli per nascondersi altrove. Sono i quattro pistoleri che due notti fa hanno compiuto l’affronto allo Stato con una sventagliata di mitra esplodendo 28 proiettili verso la caserma dei carabinieri di Seecondgliano. Le immagini delle telecamere di sorveglianza della struttura sono nitide e in esse si vedono i volti e le azioni dei quattro attentatori. E ora tutti i fotogrammi sono passati al setaccio deglie esperti detectives informatici dell’Arma. Il ricercato numero uno però è il super latitante dei Girati alla cui moglie sono stati sottratti i figli dal Tribunale e affidati a una casa famiglia. E questa vicenda avrebbe scatenato la vendetta del boss contro i carabinieri che poche ore prima avevano notificato il provvedimento del Tribunale alla moglie. La donna intanto non ci sta e attraverso i suoi avvocati, Claudio Davino e Luciano Santoianni, ha chiesto di poter stare con i bambini in una casa-famiglia.Nel frattempo i legali hanno preparato anche un’altra richiesta: l’anticipazione dell’udienza fissata al 30 giugno per decidere sull’affidamento definitivo dei minorenni. Per ora infatti, il provvedimento del Tribunale è provvisorio. Gli investigatori preferiscono il lavoro e non fanno trapelare molto. Per loro è importante cattutare i quattro autori della “bravata” perché lo Stato non può perdere la battaglia contro i criminali. Le indagini però guardano anche in altre direzioni e verso i clan Liccardi, i rampanti e potenti Mallo ma anche gli stessi Lo Russo dopo gli arresti del boss Carlo, della molgie e dei complici dell’omicidio di Pasquale Izzi. Insoma c’è tanto lavoro ma soprattutto c’è tanta voglia di stanare i quattro.