I consiglieri comunali di Terzigno continuano ad essere al centro della cronaca. Questa volta nei guai è finito Antonio Vaiano che è stato licenziato da Poste Italiane perché avrebbe commesso una serie di irregolarità nell’ ufficio postale di piazza Vargas a Boscoreale dove lavorava come addetto agli sportelli. Con lui è stato licenziato anche un altro personaggio noto. Si tratta di Pasquale Acanfora che gestisce la scuola calcio Asd Boschese. Vaiano è accusato da Poste Italiane di aver aperto una serie di libretti postali e di aver versato assegni con procedure irregolari e non condivise dalla direzione dell’ufficio. Il secondo invece avrebbe commesso irregolarità più gravi. Ovvero “il disconoscimento della firma”. I due hanno già presentato ricorso davanti al Tribunale del lavoro perché ritengono ingiusto il licenziamento. Intanto sulla vicenda c’è anche l’attenzione della magistratura.
Boscoreale: licenziati due dipendenti delle Poste per procedure irregolari. Uno è consigliere comunale a Terzigno
NapolI: la Cassazione annulla l’ergastolo per il boss di Secondigliano, Pietro Licciardi
La Cassazione ha cancellato l’ergastolo per Pietro Licciardi, boss dell’alleanza di Secondigliano. Le carte tornano di nuovo in Procura. Il boss era stato condannato la carcere a vita perché ritenuto responsabile del duplice omicidio di Cosimo Cerino e Ciro Ottaviano, nonché al duplice tentato omicidio di Francesco Castiello e Gennaro Fastidioso avvenuto a Secondigliano il 30 giugno del 1995. Ad accusarlo il pentito Claudio Sacco, ex esponente del narcotraffico locale. Pietro Licciardi ieri ha ottenuto un provvedimento favorevole, che riapre la partita su una vicenda giudiziaria nata nel 2012. Ora il processo è da rifare. Difeso dai penalisti Maria Lampitelli, Paolo Trofino e Dario Vannetiello, Pietro Licciardi ha fatto leva sulla mancata richiesta di estradizione alla Repubblica Ceka. Pietro Licciardi fu arrestato a Praga nel 1999. Ora Licciardi sta scontando un ergastolo per l’omicidio di Luigi Giglioso.
La denuncia di Coldiretti: “In Inghilterra si vendono San Marzano tarocco prodotte in Spagna”
Confezioni di mini “San Marzano Tomatoes” prodotti in Spagna e venduti in Inghilterra in una delle catene britanniche più grandi di supermercati. I San Marzano taroccati sono stati portati in Italia ed esposti per la prima volta a Napoli nel corso della mobilitazione di migliaia di agricoltori italiani scesi in piazza con i trattori a difesa della dieta mediterranea e del made in Italy. La scoperta è stata fatta dalla task force contro i tarocchi della Coldiretti che ha voluto denunciare il nuovo caso di inganno ai rappresentanti delle istituzioni presenti all’iniziativa. Il San Marzano tarocco è venduto a grappolo in confezioni da 270 grammi con etichetta Tesco finest con la scritta “molto profumato con una ricca polpa soda rinomato come il perfetto pomodoro da sugo”. Si tratta – è stato evidenziato – di un evidente sfruttamento del tutto improprio dell’immagine conquistata dal vero pomodoro San Marzano nel mondo. Serve un’azione incisiva dell’Unione europea per consentire ai consumatori di compiere scelte di acquisto consapevoli poiché chi sceglie San Marzano in Europa e nel mondo – sottolinea la Coldiretti – è convinto di acquistare un prodotto italiano e non si possono quindi tollerare inganni dei consumatori, ma neanche la concorrenza sleale nei confronti dei produttori dell’unico San Marzano dell’agro Sarnese Nocerino Dop, impegnati nel rispettare rigidi disciplinari di produzioni. Il pomodoro San Marzano dell’agro Sarnese Nocerino Dop – sottolinea la Coldiretti – è una varietà conosciuta in tutto il mondo, sulla cui produzione si regge l’economia di 41 comuni delle province di Salerno, Napoli e Avellino in Campania, che l’Unione Europea deve tutelare sulla base del sulla base del regolamento n. 1151/12. La norma sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli ed alimentari che – spiega la Coldiretti – prevede apposite sanzioni amministrative per tutti coloro che utilizzano impropriamente segni distintivi di un prodotto nella presentazione e nella commercializzazione. “Siamo di fronte – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – ad un nuovo tentativo di omologare al ribasso le produzioni mentre il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono la chiave del successo del made in Italy. Oggi, in campo agroalimentare, il richiamo all’Italia è sinonimo di qualità, ma troppo spesso anche di inganno sui mercati mondiali. La Coldiretti ha avviato una mobilitazione con la campagna #nonuccidiamoilsanmarzano che dopo le adesioni dei comuni che ricadono nell’area di produzione ha avuto anche quella della Camera di Commercio competente di Salerno che ha votato la delibera per sostenere l’allargamento della tutela dop al prodotto fresco e dire “no” alla creazione di un marchio Igp”.
Castellammare: maxi sequestro di sigarette di contrabbando. Arrestati un napoletano e un uomo di Sant’Egidio del Monte Albino
Tornavano dalla Croazia con un carico di sigarette di contrabbando abilmente nascoste in un Tir ma sono stati scoperti e arrestati dalla Guardia di Finanza di Castellammare. Le manette sono scattate ai polsi di un napoletano e di un uomo di sant’Egidio del Monte Albino. Sono state sequestrate quasi 4,5 tonnellate di tabacchi lavorati esteri. In particolare, i militari operanti, nel corso dei controlli predisposti nei pressi dell’uscita del casello autostradale della città stabiese, insospettiti dall’atteggiamento dei 2 conducenti di un automezzo fermato, decidevano di eseguire dei controlli più approfonditi sul Tir portando lo stesso presso la caserma del reparto delle fiamme gialle. La successiva operazione di scarico permetteva di rinvenire un ingente quantitativo di sigarette di contrabbando, occultate da un carico di copertura consistente in sacchi di plastica contenenti tronchetti di vite da camino. Da successive verifiche emergeva che i 2 soggetti trovati sul tir stavano rientrando dalla Croazia e che il carico proveniva dall’Est europa. I 2 responsabili, un 58enne di Napoli e un 42enne di Sant’Egidio del Monte Albino sono stati arrestati e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria di Torre Annunziata, mentre insieme al grosso quantitativo di bionde veniva sequestrato anche l’automezzo utilizzato dai malviventi per l’introduzione della merce nel territorio nazionale. L’attività di servizio svolta testimonia il costante presidio, esercitato dalla Guardia di Finanza sul territorio, a contrasto di tutti quei comportamenti in grado di minare la sicurezza dei cittadini ed alimentare l’economia illegale che danneggia il territorio, tutela la salute dei consumatori e restituisce risorse allo stato.
Napoli: due giovani accoltellati ai Quartieri Spagnoli
Due giovani sono stati feriti a colpi di arma di taglio nel pomeriggio di ieri nella zona dei Quartieri Spagnoli. I due, di 23 e 34 anni, entrambi con piccoli precedenti penali, si sono presentati poco dopo le l8 all’ ospedale “Pellegrini” affermando di essere stati feriti da sconosciuti e di non conoscersi tra loro. Più gravi le condizioni del 34 enne, che ha rifiutato il ricovero, per il quale la prognosi è di 25 giorni. Per il 23 enne la prognosi è di 10 giorni. Gli agenti del Commissariato Montecalvario stanno vagliando il loro racconto che appare inverosimile.
Colpi di mitra contro la stazione dei carabinieri a Secondigliano. Il maggiore De Vita: “Non ci facciamo intimidire”
Raffiche di mitra sono state esplose nella notte contro l’edificio della stazione dei Carabinieri nel quartiere Secondigliano, Una ventina i colpi di mitraesplosi nella notte contro la facciata della stazione dei carabinieri di Secondigliano, a Napoli, in Vico II Cenzi. A sparare sono stati 4 giovani arrivati a bordo di due scooter.I colpi di arma da fuoco hanno causato danni lievi alle finestre e all’intonaco della facciata.Sono in corso le indagini dei carabinieri, anche sulla base dei filmati delle telecamere di sorveglianza nella zona.Secondo l’ Arma a sparare sarebbero stati dei giovanissimi. “Non ci facciamo intimidire. l’azione di questa notte dimostra che la presenza dell’arma sul territorio e’ incisiva e che le continue martellanti operazioni di p.g. danno fortemente fastidio e continueranno in maniera sempre piu’ marcata”. Cosi’ in una nota il generale De Vita sui 30 colpi esplosi stanotte contro uno stabile i carabinieri nel quartiere di Secondigliano a Napoli. “Con molta probabilita’ a sparare sono stati ragazzi molto giovani, ai quali dico: deponete le armi, la vita non e’ un videogioco o uno slogan sui social”.
Estorsioni a un imprenditore di San Cipriano d’Aversa: 4 arresti
Cinque persone sono destinatarie di una misura cautelare del gip di Napoli (ma 4 si trovavano gia’ in carcere) dopo indagini dei carabinieri di Caserta. I quattro devono rispondere di estorsione in concorso aggravata dall’utilizzo di armi, con l’aggravante di aver commesso i fatti con il metodo mafioso al fine di favorire la fazione del clan dei Casalesi legata ad Antonio Iovine, detto O’Ninno, oggi collaboratore di giustizia, che con le sue rivelazioni ha fornito elementi di indagine. Si tratta di Renato Caterino, Massimo Diana, Marco Simonetti, Antonio Cerullo e Oreste Reccia. L’attivita’ di indagine, iniziata nel 2012 e conclusa nel 2015, si e’ avvalsa della dichiarazioni anche di altri collaboratori come Salvatore Venosa e Maurizio Di Puorto, confermate poi dallo stesso Iovine. Al centro dell’inchiesta un episodio estorsivo che si era verificato nel 2011 ai danni di un imprenditore edile di San Cipriano d’Aversa. All’imprenditore, infatti, venne richiesta una tangente di 200 mila euro, decretata direttamente da Antonio Iovine, all’epoca latitante, per la costruzione di un fabbricato a Teverola. Secondo gli investigatori e le dichiarazioni rese dai collaboratori, il gruppo di fuoco che esplose colpi di pistola contro il portone dell’abitazione dell’imprenditore per intimorirlo, era composto da Simonetti e un altro uomo non ancora identificato. I due furono incaricati di compiere l’atto intimidatorio direttamente dal figlio dell’ex boss Antonio Iovine, Oreste. E’ proprio il figlio del collaboratore di giustizia, secondo quanto ricostruito nelle indagini, ad assumere una posizione di vertice all’interno della fazione quando il padre viene arrestato. Una fase in cui un ruolo importante sarebbe stato svolto da Cerullo, quale custode di un vademecum indicante gli imprenditori da taglieggiare per garantire il sostentamento della famiglia Iovine. Cerullo avrebbe messo al corrente Oreste Iovine della “lista estorsiva” dove c’era anche l’imprenditore di San Cipriano d’Aversa.
Marano: arrestato l’uomo che esplose il colpo di pistola moratale contro Enrico Pezzella
E’ stato arrestato il presunto killer di Enrico Pezzella, il 26 enne di Marano ucciso al culimne di una lite con l’ex suocero Raffaele Bacioterracino, 50 anni, commerciante e cugino di Mariano ucciso davanti a un bar alla Sanità nel maggio del 2009 e le cui immagini fecero il giro del mondo. In manette è finito Alessando Uccello, 47enne di Marano amico di Raffaele. Raffaele Pezzella era stato il fidanzato della figlia di Bacioterracino e la sera della lite per un caso fortuito si era fermato con alcuni amici proprio nei pressi dell’abitazione dell’uomo. Ne nacque una violenta discussione nel corso della quale il ragazzo fu prima selvaggiamente picchiato con una mazza e poi gli fu esploso un colpo di pistola in testa. Il giovane morì nell’ ospedale di Pozzuoli dopo una settimana di agonia. Oggi i carabinieri della compagnia di Giugliano hanno arrestato colui che viene indicato come l’esecutore materale dell’omcidio. ovvero colui che ha esploso il colpo di pistola che ha causato la morte di Enrico.La pistola, regolarmente denunciata, che si ritiene utilizzata per commettere l’omicidio, è stata sottoposta a sequestro in attesa di essere inviata al Ris Carabinieri di Roma per l’esame balistico e ulteriori accertamenti.
Scampia: inaugurato lo spazio polifunzionale intitolato alla memoria di Ciro Esposito e della piccola Rosa Adzovic
E’intitolato alla memoria di Ciro Esposito e della piccola Rosa Adzovic, bimba bosniaca morta folgorata a soli due anni mentre giocava, lo spazio polifunzionale inaugurato a Scampia all’interno del plesso scolastico ‘Ilaria Alpi’ a pochi passi dal campo rom dell’area nord di Napoli Lo spazio sarà fruibile da tutti i bambini che potranno cimentarsi in attività di vario genere: da quelle sportive a quelle interculturali, dai laboratori ludico-ricreativi a quelli artistici. Lo spazio – come spiegato – è frutto della riqualificazione edilizia realizzata dall’amministrazione comunale. Un giorno di festa che si è svolto alla presenza del sindaco Luigi de Magistris, dell’assessore all’Educazione Annamaria Palmieri e di Antonella Leardi madre del tifoso napoletano morto a seguito delle gravissime ferite riportate negli scontri, fuori allo stadio Olimpico di Roma, il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia e presidente dell’associazione ‘Ciro vive’ partner della scuola Alpi. Lo spazio, come sottolineato dal sindaco de Magistris, ”è stato realizzato in una scuola strategica della città, vicino al campo rom, ed è un esempio di integrazione perfetta tra tutti i bambini”. “A Napoli- ha aggiunto – fin da piccoli tutti gli abitanti devono avere stessi diritti e stessi doveri. Qui non ci sarà mai una differenza discriminatoria tra i bambini perché Napoli è città solidale, che accoglie, che considera le differenze un valore”. Nel corso dell’inaugurazione, gli alunni hanno intonato un brano, dal titolo ‘Ciro vive’, in ricordo del giovane tifoso. Forte la commozione della madre Antonella che ha sottolineato come ”ancora una volta Scampia, il quartiere dove Ciro è cresciuto e dove sono venuta a vivere 34 anni fa mi rende orgogliosa”. “Tutti noi insieme – ha proseguito – istituzioni e associazioni dobbiamo impegnarci per dare ai bambini un messaggio di sicurezza, per consegnare loro un futuro”.
NapolI: arrestato un ras del clan Grimaldi, mitra sequestrato a Secondigliano, controlli dei carabinieri in tutta l’area Nord dopo l’attentato
Contro la stazione dei carabinieri è stata esplosa una raffica di diverse decine di colpi, presumibilmente con un kalasnikov, dato il calibro dei proiettili, poco dopo la mezzanotte. In contemporanea i militari dell’Arma erano impegnati controlli anticrimine in alcune zone della città, sequestrando armi e munizioni, nonchè arrestando anche due persone, un pregiudicato e la moglie. In un intervento a Scampia, quartiere limitrofo a Secondigliano e come quest’ultimo coinvolto in diverse faide tra cosche dell’area Nord, in via don Guanella, nel vano ascensore di una palazzina popolare, i carabinieri hanno sequestrato una pistola mitragliatrice di fabbricazione cecoslovacca, calibro 7.65 con 85 cartucce . Sono ancora in corso indagini per accertare la arma sia attribuibile ad uno dei gruppi camorristici nella zona, attualmente in lotta. La pistola mitragliatrice sarà inviata, nelle prossime ore, al Racis di Roma per comparazioni balistiche. Nel rione Traiano, poi, quartiere Fuorigrotta, anche questo alle prese con fibrillazioni tra clan, i carabinieri che hanno effettuato numerose perquisizioni domiciliari a carico di soggetti da interesse operativo della zona. Durante una di queste, nell’appartamento della famiglia Artiano, hanno individuato una Beretta semiautomatica calibro 7,65, con il colpo in canna e 7 cartucce nel caricatore. La pistola, risultata rubata, era in un cassetto della camera da letto, nascosta sotto alcuni abiti. Al temine di questa operazione sono stati arrestati Giovanni Artiano, 55 anni, ritenuto elemento di spicco del clan Grimaldi, con base operativa a Soccavo, cosca che si contrappone a quella dei Vigilia, e la moglie Bianca Avitabile, 52 anno. Un loro familiare, invece, è stato denunciato Anche questa arma sarà sottoposta a verifiche per accertare se sia stata impiegata per commettere fatti di sangue o di intimidazione.
Processi aggiustati: controlli su tutti i movimenti economici di Pagano e il Csm apre un fascicolo
La posizione del giudice Mario Pagano, indagato a Napoli per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, finisce al vaglio del Csm e della Procura generale della Cassazione. Il Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli ha dato il suo via libera all’apertura di una pratica sul magistrato – all’epoca dei fatti contestati giudice civile a Salerno, oggi in servizio al tribunale di Potenza – come sollecitato dal laico Pierantonio Zanettin. La Prima Commissione del Csm, dunque, dovra’ verificare se sussistano o meno elementi per un trasferimento per incompatibilita’ ambientale o funzionale di Pagano. Sulla vicenda ha avviato accertamenti anche il pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, titolare, assieme al Guardasigilli, dell’azione disciplinare. Un comitato d’affari con amicizie importanti nel mondo della magistratura. Un comitato costituitosi anche intorno all’associazione onlus “Rosa Aliberti”, intitolata alla moglie del giudice Mario Pagano. Gli inquirenti napoletani che per mesi hanno ascoltato le telefonate del giudice in servizio a Potenza e in Commissione Tributaria a Salerno, hanno circoscritto – nel decreto di perquisizione eseguito lunedì all’alba – l’ambito nel quale cercare riscontri a quanto emerso nelle intercettazioni. I dieci indagati perquisiti (nel fascicolo figurano altre persone sottoposte ad indagine e per le quali non è stato disposto alcun accertamento) avrebbero agito in un contesto ampio e protetto. Il nocciolo del presunto “comitato d’affari” – secondo i pm Celeste Carrano e Ida Frongillo – era costituito da Mario Pagano con gli avvocati rocchesi Giovanni Pagano e Gerarda Torino (consigliere comunale di maggioranza) e il commercialista tributarista Michele Torino, tutti tra l’altro componenti dell’associazione “Rosa Aliberti” di cui è presidente il giudice indagato. Su richiesta dei suoi amici, Mario Pagano, si sarebbe attivato presso giudici togati, ma anche onorari – come Augusta Villani – per indurli ad assumere decisioni a loro favore. Un ruolo importante lo avrebbe avuto anche Nicola Domenico Montone, funzionario presso il Tribunale di Salerno e cognato del giudice. Montone e il tributarista Michele Torino, secondo i magistrati napoletani, sarebbero “soci in affari” del magistratio. Altro componente della “combriccola” sarebbe Giacomo Sessa, l’imprenditore di Baronissi che sta eseguendo dei lavori in una proprietà di Mario Pagano. Nel decreto di perquisizione è stato chiesto alla polizia giudiziaria di acquisire anche tutta la documentazione inerente la onlus “Rosa Aliberti” che si occupa di disagio giovanile e di attività culturali. Un’associazione per la quale Mario Pagano ha speso gli ultimi anni della sua vita, dopo la prematura scomparsa della moglie. L’ipotesi investigativa è che nella onlus il giudice avrebbe convogliato la “beneficenza” proveniente dai favori elargiti in ambito giudiziario, con l’intercessione presso i suoi amici giudici e pubblici ministeri. Fonte del sospetto, le intercettazioni sull’utenza cellulare di Mario Pagano, autorizzate a giugno dello scorso anno dal Gip del Tribunale di Napoli. Con lo stesso decreto vennero disposte anche le captazioni sul telefono di Roberto Lambiase, avvocato, attuale presidente del Consiglio comunale di Roccapiemonte: è l’uomo che ha dichiarato – in una telefonata intercettata nel 2014, con Giovanni Spinelli, “factotum” dei matrimoni fasulli – di aver regalato al giudice un orologio rolex. I magistrati napoletani, coordinati dal procuratore aggiunto D’Avino, ritengono che dalle indagini – affidate alla squadra mobile e al nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli – siano emersi particolari inquietanti. Ingerenze continue e corruzione in atti giudiziari, secondo il Gip che ha autorizzato le perquisizioni, sarebbero già venuti fuori con evidenza dagli accertamenti effettuati fino a questo momento. “Un indebito condizionamento delle decisioni giurisdizionali e la generale permeabilità del contesto istituzionale a forme di pressione illecite”, questo il clima nel quale avrebbero agito Mario Pagano e i suoi più fidati amici. Un sistema clientelare tra il giudice di Roccapiemonte e vari esponenti della magistratura, preordinati alla commissione di vari reati contro la pubblica amministrazione e, dunque, oltre all’abuso d’ufficio e alla corruzione in atti giudiziari si sarebbero configurate anche numerose violazioni del segreto d’ufficio con l’accesso abusivo al sistema informatico del Tribunale di Salerno. Il Gip ha disposto che venissero acquisiti documenti da cui potessero emergere anche rapporti di tipo personale con esponenti della magistratura, in particolare giudici e magistrati in servizio a Salerno e a Nocera Inferiore, ma anche con i componenti della Commissione Tributaria di Salerno. Rapporti che, secondo i pm napoletani, potrebbero essere utili a ricostruire il contesto associativo nel quale sono state pilotate decisioni giudiziarie e processi. Favori per i quali Mario Pagano, accusato da Lambiase di “vendersi” i processi, avrebbe ricevuto dei regali. Le acquisizioni di lunedì saranno determinanti a definire la reale portata dell’inchiesta, per la quale “trema” la magistratura del distretto della Corte d’Appello di Salerno. (ro.fe.)
Napoli, svolta per l’omicidio Cesarano: sarebbero stati i Lo Russo
C’è un filo rosso sangue che collega la morte del rapinatore seriale Pasquale Izzi ucciso in via Janfolla sotto la casa del boss Carlo Lo Russo e quella di Gennaro Cesarano, il 17enne ucciso la notte del sei settembre scorso in piazza San Vincenzo al rione Sanità. Il filo rosso sangue è quello che porta appunto a casa di Carlo Lo Russo dei “capitoni” di Miano dove la polizia aveva da tempo piazzato una cimice e grazie alla quale si è risaliti a mandanti, Carlo Lo Russo e la moglie Anna Serino, arrestati insieme al presunto killer Luigi Cutarelli e al fiancheggiatore Mariano Torre per l’omicidio di Pasquale Izzi avvenuto il 28 marzo scorso. Dalle intercettazioni al vaglio degli inquirenti sarebbe emerso che Gennaro Cesarano, conosciuto con il soprannome di Genny è stato ammazzato per errore ma i killer sono arrivati da lontano ovvero dalla zona di Miano. La “stesa” di quella notte, forse per uccidere uno del gruppo Esposito, sarebbe stata voluta dai Lo Russo. Fino a qualche giorno fa si è sempre pensato che a fare fuoco erano stati i Sibillo che volevano seminare il panico al centro della Sanità che era sotto il controllo di Sequino che erano “amici” dei Buonerba, nemici giurati del gruppo della “paranza dei bambini”. E invece la svolta alle indagini pare essere più che vicina perché gli investigatori hanno in mano gli elementi che portano ancora una volta in via Janfolla. A casa del boss che vuole emulare i capi dell’Isis. Ma che intanto proprio come la follia omicida dell’Isis ha lasciato sul selciato la notte del sei settembre un’altra vittima innocente.
Napoli, omicidio a Piscinola: ucciso un pusher 30enne
Un uomo di 30 anni, Daniele Stara, noto alle forze di polizia per reati nel campo degli stupefacenti, è stato ucciso a Piscinola. Al momento non è ancora chiara la dinamica dell’agguato. Sul posto le volanti della questura cooerdinate dal primo dirigente Michele spina e le pattuglie della omicidi della squadra mobile, con il dirigente Fausto Lamparelli.
Napoli: il pusher ucciso sotto casa della fidanzata abitava ad Afragola
Un pregiudicato per reati connessi alla detenzione e allo spaccio di stupefacenti, Daniele Stara, di 30 anni, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco stasera nella zona di Piscinola, a Napoli. L’agguato è scattato in via Vittorio Emanuele III dove Stara stava aspettando la fidanzata. Chi lo ha ucciso lo ha colpito alla testa e alla schiena. Secondo quanto si è appreso, Stara abitava nel famigerato rione Salicelle di Afragola . Sull’agguato sono in corso indagini da parte degli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Napoli.
Secondigliano: il raid contro i carabinieri per i figli tolti al boss
Sono due le piste principali che stanno seguendo gli inevstigatori per chiarire il movente dell’intimidazione nei confronti della caserma dei carabinieri di Secondigliano e arrivare ad individuare i responsabili. La prima porta a una vendetta del clan cui appartiene un ras di Secondigliano, al quale il tribunale dei minorenni ha temporaneamente portato via i due figli affidandoli ai servizi sociali. Un provvedimento chiesto dalla Dda e motivato dal fatto che i piccoli sarebbero in pericolo in quanto un loro congiunto è collaboratore di giustizia. La seconda pista, più suggestiva ma altrettanto credibile, conduce al clan Licciardi. Martedì pomeriggio la Cassazione ha annullato l’ergastolo al ras Pietro Licciardi “’o fantasma” per l’omicidio di Cosimo Cerino. Le indagini, culminate nell’esecuzione di misure cautelari nei confronti di tre indagati, erano state condotte dagli uomini dell’Arma della compagnia Stella (da cui dipende la Stazione di Secondigliano) e del Nucleo investigativo di Napoli. Secondo questa ipotesi, la tremenda sventagliata di mitra contro la caserma dell’altra notte potrebbe essere interpretata come una sorta di vendetta per le indagini sul clan o uno sfregio contro gli odiati carabinieri per l’intenso lavoro finito sostanzialmente nel nulla.Le indagini si stanno concentrando sui clan che operano a Secondigliano guardando con attenzione soprattutto al clan dei “Girati” (la “Vanella Grassi”), ai Licciardi e ai Mallo. Anche perché c’è un’altra pista battuta con insistenza dai carabinieri del Nucleo investiga- tivo di Napoli e della compagnia Stella: la sparatoria potrebbe essere la risposta al sequestro, avvenuto poche ore prima, di una pistola mitragliatrice nel rione Don Guanella e di un quaderno con nomi e cifre. Una sorta, forse, di libro mastro della camorra. Erano nascosti nel vano ascensore di una palazzina e ora ci sono accertamenti in corso da parte de- gli esperti del “Racis” di Roma. L’arma è di fabbricazione slovacca e affianco c’erano 85 cartucce dello stesso calibro, 7,65.I carabinieri, per risalire agli autori del gravissimo raid, possono contare sulle immagini delle telecamere di sorveglianza della caser- ma e su alcune vaghe e frammentarie testimonianze. E’ certo che ad agire siano stati in quattro, su due motociclette, con il volto coperto da caschi. Dalla corporatura sembrerebbero molto giovani. Per un raid del genere ci vuole fegato, non può essere opera di criminali comuni. Il raid è scattato quindici minuti dopo la mezzanotte: ben 27 proiettili esplosi da due kalashnikov hanno centrato la palazzina e due autovetture private di militari dell’Arma in servizio all’interno. In quel momento erano in tre: il piantone-cen- tralinista e i colleghi appena rientrati da un giro di controllo con l’auto di servizio. Nessuno è rimasto ferito, ma il raid aveva un altro scopo secondo gli investigatori: intimidire gli uomini dello Stato e dimostrare che la camorra è più forte. Ovviamente non è così.
Napoli: ecco le prime dichiarazioni del boss pentito Mario Lo Russo
Il pentimento di Mario Lo Russo dei “capitoni” di Miano ora è ufficiale. Ha deciso di seguire le orme del fratello Salvatore e dal 15 aprile scorso ha cominciato a collaborare con la giustizia. Le sue prime di chiarazioni sono state rese davanti al pubblico ministero Enrica Parascandolo della Dda e ai due investigatori carabinieri presenti nella sala colloqui del carcere milanese di Opera,. “Sono pronto a rispondere alle vostre domande”, ha detto al pm e poi è cominciato il racconto parlando di traffici di droga, le estorsioni, le mani sugli appalti negli ospedali cittadini, le bische clandestine, il commercio di oro e brillanti, clandestino anche quello. E gli omicidi, le alleanze e i conflitti, il ruolo di Antonio Lo Russo, il figlio dell’ex boss Salvatore, arrestato a Nizza da latitante due anni fa . Parte di queste sue prime dichiarazioni sono pubblicate sul Il Mattino in edicola stamattina. Ecco alcuni stralci:”…Entravano in cassa circa 50mila euro al mese. Io prendevo 5mila euro a settimana, la moglie di mio fratello Carlo, da detenuto, 3mila. Per gli altri le mesate variavano da mille a 2mila euro a seconda del ruolo all’interno del clan e del numero di familiari a carico. I capi potevano permettersi un regalo da 100mila euro per festeggiare la scarcerazione e le mogli la dolce vita tra griffe, puntate al Bingo e serate da jet set…Di recente la moglie di Salvatore e mia moglie sono andate insieme al Festival di Sanremo…Quando il 13 aprile 2013 fui scarcerato mio nipote Tonino mi regalò 100mila euro in contanti. Apprezzai il gesto e accettai, ma non mi fidavo di lui, sapevo che sarebbe stato capace di uccidermi come aveva fatto con il cognato di mio fratello…”. Tonino arrestato a Nizza lo scorso anno era diventato famoso per essere apparso a bordo campo allo Stadio San Paolo di Napoli ad assistere ad una gara degli azzurri e da latitante: ” …A Miano arrivava all’improvviso e incontrava solo Lelè e Gigiotto di cui si fidava. Non me. Ognuno di noi era diffidente dell’altro. Dopo il pentimento di mio fratello Salvatore avrei voluto estrometterlo perché, in quanto figlio di un pentito, per me non avrebbe dovuto più comandare…Quando Tonino mi dava appuntamento temevo che fosse una trappola, ma non potevo disertare… una volta ci andai con mia moglie e mia figlia. Gli incontri avvenivano in case di campagna nel Nolano, abitate da gente del posto…Tonino comandava anche da latitante. Tutto si muoveva in base a quello che lui decideva: droga, sale scommesse, i soldi degli ospedali. Anche gli omicidi… Dopo la scarcerazione mi accontentai di 5mila euro a settimana perché il controllo di tutto lo teneva Tonino con i suoi fedelissimi e io ero considerato un pensionato. Aspettavo che li arrestassero per riprendere la gestione. Ho fatto buon viso a cattivo gioco…”.
Gragnano, il pentito Tonino ‘o biondo racconta in aula: “Rino Chierchia aveva fatto confidenze alle forze dell’ordine”
L’ex referente del clan D’Alessandro e narcotrafficante di Santa Maria la Carità e Sant’Antonio Abate, Antonio Esposito detto “tonino ‘o biondo” ha parlato ieri al processo stralcio “Golden Gol” dell’omicidio di Gennaro Chierchia “rino ‘o pecorone”, il boss di Gragnano ucciso in un negozio in via Castellammare il pomeriggio del 13 marzo del 2010. Il pentito ricostruendo l’organigramma della cosca dei D’Alessandro tra le altre cose ha detto: “Gennaro Chierchia era il referente dei D’Alessandro a Gragnano, lo conoscevo bene. Poi fu arrestato e, durante la sua detenzione si venne a sapere che lui, per ottenere benefici, aveva fatto delle confidenze alle forze dell’ordine, così nacque un contrasto con Scanzano, perse peso e venne messo da parte quando tornò in libertà. Quando fu ucciso non aveva più un ruolo di spicco nell’organizzazione”. Poi ha spiegato: “A Gragnano comandavano e comandano i Di Martino. Io avevo rapporti con Antonio, il figlio di Leonardo “’o lione”, e so che il loro gruppo principalmente gestiva le coltivazioni di marijuana…I Di Martino facevano parte del gruppo degli Imparato nella faida con i D’Alessandro di Castellammare di Stabia poi fecero pace. Si accordarono Leonardo Di Martino e Pasquale D’Alessandro che decisero di chiarirsi e di cancellare il passato. Ora sono alleati, me lo disse Pasquale”.
Terzigno, i grillini chiedono le dimissioni del consigliere Vaiano licenziato dalle poste di Boscoreale. Il sindaco: “Resta al suo posto, chiarirà tutto”
Si è subito fatta rovente l’atmosfera politica a Terzigno dopo la notizia del licenziamento del consilgiere comunale di maggioranza Antonio Vaiano da parte di Poste Italiane. Il grillino Pietro Avino ne ha chiesto le dimissioni attraverso la sua pagina facebook. E sui social appunto si è scatenata la polemica con l’assessore Rosalba Boccia che ha difeso il suo consigliere parlando di “illazioni”. Anche il sindaco Claudio Ranieri ha espresso la sua “piena solidarietà al consigliere Antonio Vaiano. Sono convinto-dice il primo cittadino- che farà valere le sue ragioni. ha già presentato ricorso rispetto al provvedimento disciplinare delle Poste. Presto sarà chiarita ogni cosa. per quanto riguarda l’attività amministrativa, lui resta al suo posto”. Antonio Vaiano licenziato dall’ufficio postale di Boscoreale in piazza vargas dove prestava servizio agli sportelli perché avrebbe aperto libretti postali e versato assegni nonseguendo le procedure corrette. con lui è stato licenziato anche Pasquale Acanfora che è il responsabile di una nota scuola calcio. I due però sono in attesa cdella fissazione dell’udienza civile d’urgenza contro il licenziamento. Ma la notizia oramai sta facendo discutere Boscoreale e Terzigno da due giorni.
Incendio distrugge concessionaria di moto a Palma Campania
I Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Napoli sono ancora al lavoro a Palma Campania , dove in via Nuova Sarno ha preso fuoco il capannone della “Sorrentino Marino”, concessionaria di motocicli e biciclette. L’ incendio, forse dovuto ad un corto circuito, è cominciato nella serata di martedì. Duro il lavoro dei Vigili del Fuoco, che hanno fatto convergere sul posto cinque automezzi. Una densa nube di fumo, visibile a distanza, si è sprigionata dalle fiamme. Il capannone è andato distrutto insieme a decine di motocicle e biciclette stoccate all’ interno. I danni sono ingenti. Attualmente i Vigili del Fuoco, ancora presenti con due squadre, stanno effettuando “lavoro minuto di spegnimento” sugli ultimi focolai d’ incendio.
Napoli: banda del buco in azione a Chiaia
Banda del buco in azione questa notte in via San Pasquale a Chiaia. Da una tabaccheria al civico 74 ignoti hanno asportato sigari e merce per un valore non ancora quantificato. I ladri sono entrati nel locale tramite uno scavo di 10 metri nella rete fognaria. Le indagini sono condotte dalla Polizia.