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Strage delle Fontanelle, Emanuele Esposito si vantò con i ‘Barbudos’: “Quale era il patto? Una botta? Ne ho fatte cinque!”

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emanuele esposito

Antonio Genidoni e la mamma addolorata Spina decisero che fosse  Emanuele esposito a compiere la vendetta di famiglia. Uno di famiglia appunto perché non si fidavo degli altri. Emnauele è  il fidanzato della nipote di Addolorata Spina, Angela. Uno che non li deluderà. Anzi, uno che ha già cominciato a difendere le ragioni della famiglia, a togliere qualche “pacchero da faccia” ai perdenti. Antonio Genidoni lo spiega alla mamma: “Emanuele ha giurato su Ciro (il ragazzo morto a gennaio 2015, ndr), che domani va nella Sanità ad aprire le case che hanno chiuso saldando le porte di ingresso, e cacciato via le persone. Si metterà lui dentro e poi vedremo…”.Ed Emanuele dimostra subito di essere l’uomo giusto. Va alla Sanità e compie la missione di morte. Uccide Giuseppe Vastarella e Antonio Spina e ne ferisce tre, Antonio e Dario Vastarella e Alessandro Ciotola. Ma al suo ritorno a Milano Lady Camorra non è ancora contenta. Non del tutto. Il ragazzo parlando con i familiari si vanta del suo gesto eclatante: “Quale era il patto? Una botta? Ne ho fatte cinque!”. Ma lei lo rimprovera di “non aver preso il perno principale”. E ribadisce di volere la testa del capoclan o di suo figlio “O il padre o il figlio… o il padre o il figlio… non lo voglio dire più…”.

Antonio Genidoni dopo il duplice omicidio di Marano aveva capito che l’aria era diventata troppo pesante e temeva di essere arrestato per il clamore degli omicidi a raffica e degli attentati lungo l’asse Miano-rione Sanità. Ma non sapeva di essere intercettato e parlava liberamente nel suo appartamento a Milano dove era agli arresti domiciliari. E infatti conversando con Emanuele Esposito e un tale Gino che era in casa con loro dopo il duplice omicidio di padre e fratello di quest’ultimo dice: “Devo vedere non farmi arrestare adesso, se mi arrestano a me… è finita! Solo di non farmi arrestare …però quà non posso stare …perché quà sicuramente fanno qualche blitz mo!».

Antonio: “Maggià organizzà o Gi… devo scendere a Napoli”. Emanuele continua a piangere ed ad imprecare. Dice: “Emanuele …incomp…. schiattare la capa”.

Antonio: “Mo è schiattamm a cap pur a lor, mo e pigliamm  a tutti quanti, uomini creature, femmine”.

 Emanuele: “Incomp, carcerato ..mi devi morire tu… mo piglio le bombe è gliele butto nelle case sull’anima di Ciro… devo andare solo in galera mo! Mo prendo le bombe è gli uccido le creature ..incomp… sull’anima di Ciro…è inutile che piango ..non ci sta niente da fare”.

Antonio: “Mo scendo pure io”.

Gino: “Dove vai?”.

Emanuele: “Mo amma accirer tutta …incomp.. li dobbiamo sterminare tutta la famiglia…. le bombe… devo buttare le bome mo’! le bombe …non …incomp… le pistole ora!”.

Antonio: “Io non ho mai visto, sull’anima di mio fratello, come fanno la malavita questa gente, non l’ho mai visto in vita mia ..le pagano pure a sta gente le pagano pure”.

Emanuele: “Mo scennimm pur nui”.

Antonio: “Lascia stare, mo scendiamo noi!”.

Emanuele: “Dobbiamo solo sapere chi è… perché sta qualcuno che sta portando le imbasciate interno.. Antonio ’o frat…. credimi …credimi a me..qualcuno che o’ frat …tutta la tarantella ..credimi a me!”.
Antonio: “Emanuele”.

Emanuele: “Sono andati a pigliare a papà Antonio”.

Antonio: “Eh”.

Emanuele: “A mio fratello”.


Rintracciata e denunciata la donna che ha accoltellato il suo compagno a Pianura

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pianura via vicinale santaniello

E’ stata rintracciata e denunciata con l’accusa di lesioni gravi la donna di 43 anni che oggi pomeriggio a Pianura ha accoltellato dopo una lite il suo compagno. L’episodio si è verificato in via Vicinale Sant’Aniello poco dopo le 17,30.L’uomo si chiama Stefano Alfano ed ha 45 anni. E’ stato operato all’ospedale san Paolo. E’ in prognosi riservata ma non in pericolo di vita. Secondo il racconto della donna tutto ancora da verificare, l’uomo l’avrebbe costretta con la forza ad entrare in casa. I due avevano litigato per futili motivi. ma una volta dentro la lite è continuata ed è degenerata. La donna ha afferrato un coltello da cucina e ha colpito il compagno all’addome.

Clamoroso al Tribunale di Nocera: 18 enne di Poggiomarino condannato a 2 anni e 3 mesi di carcere con multa di 700 euro per aver estorto 3 euro a 2 minorenni di Scafati

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tribunale nocera

“Dacci i soldi o non ti restituiamo il cellulare” intimarono a due ragazzini che percorrevano con loro la tratta da Scafati a Poggiomarino. La bravata finì nel giro di una fermata del treno, ma Francesco Annunziata, 18enne di Poggiomarino, ha pagato quei 12 euro prelevati dalle tasche di due minorenni con 2 anni e tre mesi di reclusione, oltre ad un ammenda di 700 euro. Una storia di ordinaria follia giovanile, al ritorno dalla scuola, quella subita da due studenti 15enni scafatesi che il 7 giugno dello scorso anno ebbero la sfortuna di ritrovarsi sul treno insieme a due ragazzi poggiomarinesi, un 18enne e un 17enne. I due si coalizzarono e dopo aver chiesto ai 15enni il telefono per fare una telefonata lo trattennero: “Ve lo restituiamo se ci date i soldi che avete in tasca”. Francesco Annunziata riuscì a farsi dare 3 euro, gli altri li intascò il 17enne per il quale pende il processo dinanzi al Tribunale per i minorenni di Salerno. Una delle due vittime scappò, mentre il treno riprendeva la corsa, e allertò i carabinieri. I militari telefonarono alla Polstrada e il convoglio fu bloccato alla stazione successiva. Lì le forze dell’ordine individuarono la vittima e il suoi estortori: Francesco Annunziata, studente 18enne e il complice minorenne. I due furono perquisiti. Annunziata fu trovato con le tasche vuote, ma il suo amico aveva i 12 euro che avevano estorto ai due 15enni. Francesco Annunziata fu arrestato e gli fu applicato l’obbligo di firma, obbligo che gli è stato revocato, ieri mattina, dai giudici del tribunale di Nocera Inferiore prima che emettessero la sentenza. A chiedere una condanna esemplare, nonostante la tenuità del fatto, il pm Giuseppe Cacciapuoti che voleva una condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per estorsione e la concessione delle attenuanti.L’avvocato Gianluca Granata, difensore di Annunziata, ha chiesto la clemenza dei giudici per la giovane età del ragazzo imputato, l’irrisoria somma estorta e la circostanza che il complice minorenne è invece accusato di rapina, anziché estorsione, dinanzi ai giudici salernitani. A nulla è servita la richiesta di derubricazione del reato e la circostanza che questa condanna segnerà irrimediabilmente il 18enne che non potrà beneficiare della pena sospesa.Diverse ore di camera di consiglio e Francesco Annunziata è stato condannato a due anni e 3 mesi di reclusione e al pagamento di 700 euro di ammenda dai giudici del Tribunale nocerino – presidente Domenico Diograzia, a latere Caccavale, Russo Guarro -, che si sono riservati di depositare la motivazione.

Inchiesta sulla “cricca Pagano”: altri giudici di Salerno e Nocera nel mirino

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mario pagano

Nomi eccellenti nell’inchiesta sul presunto comitato d’affari del giudice Mario Pagano indagato nell’inchiesta aperta dai magistrati napoletani. Nomi top secret che non figurano negli atti depositati ai giudici del Riesame che tra due giorni valuteranno le richieste di dissequestro di telefoni e computer presentate dagli avvocati di Gerarda Torino e Giovanni Pagano, legali di Roccapiemonte finiti nell’indagine della Finanza per le sentenze aggiustate in cambio di favori e regali. Il Riesame valuterà l’istanza dell’avvocato Giuseppe Buongiorno, difensore di Giovanni Pagano, per la restituzione dei supporti telematici e informatici sequestrati nel corso delle perquisizioni. Nel frattempo i pm Frongillo e Carrano hanno depositato una corposa informativa con stralci di intercettazioni telefoniche riguardanti i casi già contestati ai dieci indagati destinatari e hanno nominato un perito per l’accensione dei computer e dei telefoni per l’estrapolazione dei dati. Nei prossimi giorni, poi, sarà fissata la data del Riesame per Augusta Villani, il giudice onorario in servizio al Tribunale di Salerno e poi sospesa. Ma le indagini che hanno travolto Pagano non si sono ancora fermate. Gli inquirenti stanno visionando i documenti acquisiti e interrogando numerose persone. Pare che dagli interrogatori siano emersi nomi di magistrati e avvocati che avrebbero fatto parte della cricca di eccellenti capace di pilotare giudizi civili e tributari in cambio di soldi, regali e favori. Al centro dell’indagine, nata da alcune intercettazioni telefoniche, captate nel corso dell’inchiesta sui finti matrimoni a Cava tra Roberto Lambiase e Giovanni Spinelli i rapporti di Mario Pagano con alcuni esponenti della magistratura nocerina e salernitana, ma non solo, e con i politici locali. Nel fascicolo trasmesso per competenza dalla procura di Nocera a Napoli figurano i nomi di altri insospettabili che avrebbero fatto parte della cricca. Il comitato d’affari era costituito da Mario Pagano con gli avvocati rocchesi Giovanni Pagano e Gerarda Torino (consigliere comunale a Roccapiemonte) e il commercialista tributarista Michele Torino, tutti tra l’altro componenti dell’associazione Rosa Aliberti di cui è presidente il giudice indagato. Su richiesta dei suoi amici, Mario Pagano, si sarebbe attivato presso giudici togati, ma anche onorari per indurli ad assumere decisioni a loro favore. Ruolo importante sarebbe anche quello di Nicola Domenico Montone, funzionario presso il Tribunale di Salerno e cognato del giudice. Montone e Torino sarebbero suoi soci in affari.(r.f.)

Scafati, inchiesta su politica & camorra: decine di imprenditori e consiglieri interrogati dalla Dda

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loreto e comune scafati

Consiglieri comunali, dirigenti: i componenti della commissione di accesso al Comune stanno lavorando da circa due mesi e hanno già raccolto importanti testimonianze e dichiarazioni su quanto accaduto nell’ultimo quinquennio al Comune. Ore e ore di interrogatori per alcuni politici che nel riserbo della Caserma dei carabinieri rilasciano dichiarazioni, messe a verbale, sulle questioni più importanti sulle quali si stanno appuntando le indagini dei tre delegati dal prefetto di Salerno, Salvatore Malfi. Politici che si sono dati la “consegna” del silenzio sulle questioni più scottanti sollevate dal viceprefetto Vincenzo Amendola e dai suoi colleghi, Giuseppe Rocco, del provveditorato alle opere pubbliche e il maggiore dei carabinieri, Carmine Apicella. Vicende note, già al centro di battaglie politiche, vengono analizzate con cura dai tre commissari che – vista la mole dei dati acquisiti – probabilmente chiederanno una proroga di altri tre mesi alla scadenza di giugno. La Commissione sta facendo un lavoro a tappeto: appalti di opere pubbliche, consulenze, contributi alle associazioni, appalti di servizi sono stati passati al setaccio per verificare infiltrazioni della criminalità organizzata nell’organizzazione dell’amministrazione pubblica. Procedono di pari passo e speditamente altre due inchieste: quella del pm Vincenzo Montemurro che vede indagati, ufficialmente, il sindaco Angelo Pasqualino Aliberti e la moglie e consigliere regionale Monica Paolino, il fratello del primo cittadino, Nello Aliberti, con la segretaria comunale Immacolata Di Saia e il factotum Giovanni Cozzolino per scambio di voto politico mafioso e associazione per delinquere. Questa inchiesta si lega, indissolubilmente, a quella curata dal pm Giancarlo Russo e scaturita dalle rivelazioni di Alfonsino Loreto. Proprio per verificare le dichiarazioni del giovane pentito in questi mesi sono stati ascoltati numerosi importanti imprenditori scafatesi. Di loro ha parlato Alfonsino Loreto, vittime di estorsioni, ma anche a conoscenza di fatti ed episodi che in qualche caso si sono intrecciati a quelli dell’amministrazione comunale, retta dal sindaco Pasquale Aliberti. Un lavoro intenso, su più fronti, che sta impegnando i carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, insieme a quelli del comando provinciale di Salerno, da settembre scorso. La Dda salernitana sta restringendo il cerchio su diversi aspetti dell’infiltrazione della criminalità organizzata a Scafati, da quella tipicamente mafiosa a quella dei colletti bianchi o degli eccellenti. Un’indagine che coinvolge più aspetti della vita della città. Le dichiarazioni di Alfonso Loreto, alleato con il clan Ridosso, pare abbiano dato vigore alle indagini già in corso anche perché il figlio di Pasqualino, conosce molti particolari ed episodi della vita pubblica e camorristica di Scafati. Molti degli imprenditori sentiti non hanno potuto far altro che confermare quanto veniva chiesto loro, in merito a pagamenti di tangenti e vari favori (r.f.)

Marano: funerali vietati per gli Esposito. Restano in cella i quattro “barbudos”

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omicidio marano

Sono stati vietati per motivi di ordine pubblico i funerali di Giuseppe Esposito e Fabio Esposito,rispettivamente padre e figlio uccisi sabato mattina nella loro auto officina di Marano. Il duplice omicidio è stata la risposta del clan Vastarella alla strage delle fontanelle del rione sanità di tre settimane fa quando a cadere sotto i colpi di Emanuele Esposito che è il figlio di Giuseppe e fratello di Fabio, furono Giuseppe Vastarella e il cognato Salvatore Vigna mentre altri tre rimasero feriti. Per quella strage l’altro giorno ono stati arrestati in quattro e  ieri mattina i gip di Milano, Napoli e Santa Maria Capua Vetere hanno convalidato i fermi a carico dei presunti esponenti del gruppo Genidoni. Restano in cella Antonio Genidoni, Emanuele Esposito, Addolorata Spina, Enza Esposito, ritenuti responsabili del duplice omicidio (e del triplice ferimento) consumato lo scorso 22 aprile all’esterno del circoletto delle Fontanelle.

Ercolano, si pente Simone Borrelli: condannato insieme a Uliano per il tentato omicidio di Nocerino e Estilio

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simone borrelli

Ercolano. Tentato omicidio con condanna e benefici per la legge sui pentiti: Simone Borrelli  si unisce alla folta schiera dei pentiti del clan Birra-Iacomino. La notizia è stata ufficializzata nel corso del processo, con rito abbreviato, celebratosi dinanzi al Gup De Palma del Tribunale di Napoli, per il duplice tentato omicidio di Ciro Nocerino e Aniello Estilio, avvenuto nel maggio del 2007. Simone Borrelli è stato condannato a sedici anni di reclusione, beneficiando dello sconto per i collaboratori di giustizia, mentre 10 anni sono stati inflitti al complice Ciro Uliano. Si chiude con una condanna in primo grado l’episodio avvenuto il 3 maggio del 2007 quando Estilio e Nocerino furono vittima di un agguato camorristico in via Trentola. Contro di loro furono esplosi circa 30 colpi di kalashnikov, ma l’auto blindata sulla quale i due viaggiavano li salvò da morte certa. Estilio e Nocerino riuscirono a scappare verso via Doglie dileguandosi. Anni dopo altri collaboratori di giustizia del clan Birra-Iacomino hanno svelato i retroscena dell’agguato fino al processo e alla condanna dei giorni scorsi. Borrelli era uno dei kille del clan, già incastrato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha deciso di passare anch’egli dalla parte dello Stato dopo aver militato per anni del gruppo criminale capeggiato da Stefano Zeno. Secondo il pentito Francesco Raimo, Simone Borrelli, fu avviato alla carriera militare da Zeno nella fase di riorganizzazione della cosca, dopo numerosi arresti e pentimenti. A Borrelli fu concesso di partecipare alle riunioni dei vertici della cosca dopo la morte di Luigi Boccia, ucciso in un agguato camorristico insieme a Pasquale Maiorano. Borrelli ora potrà raccontare le decisioni assunte dal clan di cui faceva parte e gli episodi criminali di cui è stato protagonista.

I Casalesi gestivano scommesse e gioco on line: 11 arresti. Coinvolti anche funzionari di banca

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carabinieri blitz

Blitz dei carabinieri del Ros di Napoli, distaccamento di Caserta, contro un`articolazione del clan dei casalesi vicina a Michele Zagaria, detenuto in carcere.Le manette sono scattate ai polsi di 11 persone, ritenute responsabili di associazione mafiosa, estorsione, gestione illecita del gioco d`azzardo on line e raccolta illegale di scommesse su eventi sportivi. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli.Le indagini condotte dagli uomini del ROS hanno accertato la gestione monopolistica, da parte del sodalizio, di sale giochi, centri scommesse ed internet point in alcuni comuni del casertano nonché l`imposizione e la distribuzione esclusiva di slot machines illecitamente modificate. Sono state inoltre documentate numerose estorsioni in danno di imprese ed attività commerciali e modalità di riciclaggio dei proventi attuate con il concorso di funzionari di banca compiacenti in favore di prestanome del clan.


Anche gli incensurati nel traffico di droga di “Mariano” Riccio: 80 gli indagati. Tutti i nomi

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arrestati clan mariano

Ci sono due casi  di lupara bianca, altrettanti tentati omicidi e traffici milionari di droga dietro il blitz che ieri mattina ha dato un colpo al clan degli Scissionisti che ha gestito tra scampia-Melito e caivano un ingente traffico di droga  tra il 2012 e il 2014 per conto del clan Amato e Pagano-Riccio. Le indagini condotte dai carabinieri di Marcianise hanno fatto luce sulla breve ma feroce faida interna tanto che alla fine le cosche storicamente alleate e imparentate si divisero i territori. Sono 18 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Napoli. Tutte eseguite tranne una:  quella a carico di Tarantino, del quale i familiari hanno denunciato la scomparsa. Le indagini sono partite nel 2012, fermandosi al 2014 dopo il tentato omicidio di due uomini di Marcianise, Saverio Mancini e Antonio Tartaglione, avvenuto a Caivano il 12 settembre 2012. Dalle indagini e grazie anche ai pentiti è venuto fuori l’ingente traffico di droga organizzato dal gruppo di Mario “Mariano” Riccio arrestato il 4 febbraio 2014. Subito dopo la sua cattura scomparve un suo fedelissimo, Antonio Ruggiero. L’altro scomparso, Davide Tarantino, era il referente a Melito per il gruppo di Riccio nei rioni popolari “219” e “Coscia Borrelli”. La holding poteva fare affidamento, caso abbastanza raro, su un nutrito gruppo di incensurati non a caso gli indagati complessivamente sono 80. Mario Riccio detto “Mariano”, a dimostrazione del ruolo apicale, in alcune intercettazioni viene definito “o’ masto” e gli indagati facevano riferimento a lui a proposito delle “mesate”. Tant’è vero che Antonio Ruggiero, vittima della lupara bianca più di due anni fa, spiegava a un affiliato di dover pazientare in attesa di stabilire chi avesse dovuto provvedere alla divisione dei soldi. “prima era “o’ masto”, ora non si sa ancora”.

 

ECCO TUTTI GLI INDAGATI

ABATE GIOVANNI  CAIVANO 4.06.1945

AIELLO GIUSEPPE  CAIVANO 18.03.1966

ALETTO VINCENZO   NAPOLI 18.03.1980

ANGELINO PIETRO   CASERTA 1.07.1984

ARICÒ MASSIMILIANO  NAPOLI 01.05.1978

ASCIONE GIOVANNI  NAPOLI 5.6.1970

BARRA GIOVANNA  NAPOLI 14.08.1971

BASILE CARMINE  EBOLI 6.05.1979

BERGANTINO MASSIMO  MINTURNO 9.07.1974

BORRELLO CARMELO  NAPOLI 5.04.1988

BUONOCORE ANNA  NAPOLI 5.04.1988

BUSIELLO GIUSEPPE  NAPOLI 30.07.1960

CAPUTO ANTONIO  NAPOLI 5.1.1980

CAPUTO GIANDOMENICO NAPOLI 3.11.1974

CASTALDO ANTONIO  AVERSA 11.07.1992

CASTALDO MATTIA  NAPOLI 8.11.1993

CASTALDO VINCENZO  CASERTA 10.02.1991

CASTELLI DOMENICO  CASERTA 19.12.1983

CASTELLI GIOVANNI  MADDALONI 24.08.1991

CERQUA CIRO  CAIVANO 10.10.1959

CHIANESE ENZO   MARANO 15.10.1951

CHIRICHELLA GENNARO  NAPOLI 4.08.1976

COLUCCI GIUSEPPE  NAPOLI 13.01.1957

CORVINO MARIARCA  NAPOLI 3.12.1989

CRISANTI NUNZIA NAPOLI 25.01.1991

CRISANTI VITTORIO  NAPOLI 3.3.1978

CRISTIANO ARCANGELO  NAPOLI 13.09.1982

D’ADDIO MASSIMO  MADDALONI 25.01.1992

DE MARTINO GIUSEPPE  CAPUA 12.12.1989

DI BIASE DOMENICO  NAPOLI 13.03.1962

DI SOMMA ARMANDO   MADDALONI 22.12.1990

DONADIO ANTONIO   NAPOLI 28.11.1980

DONATO PASQUALE  CASERTA 7.07.1986

ESPOSITO FELICE   NAPOLI 24.10.1990

ESPOSITO VINCENZO  NAPOLI 10.12.1991

FAVA ARMANDO   NAPOLI 31.03.1990

FERRARA DIEGO   S. MARIA C. V. 5.08.1985

FERRO FRANCESCO   NAPOLI 12.10.1986

FRASCOGNA RAFFAELE   NAPOLI 28.04.1985

GUERRA ANTONIO  NAPOLI 27.06.1976

IADONISI GIUSEPPINA  CASERTA 29.11.1987

IADONISI LUIGI   NAPOLI 30.05.1991

IADONISI MARIO   NAPOLI 6.10.1992

INIZIATO LORENZO   NAPOLI 19.11.1972

IODICE DANIELE   CASERTA 21.08.1976

LAURENZA VINCENZO  SANTA MARIA C.V. 2.8.1991

LIGUORI ANTONIO   CASERTA 21.08.1987

LIMONGELLI ROSARIA CASERTA 11.07.1989

LOFFREDO ORLANDO   NAPOLI 19.10.1981

MAURIELLO RAFFAELE  NAPOLI 25.10.1977

MESSINA MICHELE  MELITO 3.08.1974

MILONE GAETANO  MARANO 14.03.1966

MORLANDO GIUSEPPE  NAPOLI 25.04.1982

MORLANDO MANUEL  GAETA 9.07.1982

NATALE RAFFAELLA  GAETA 31.1.94

NICASTRO LUIGI  CASERTA 24.08.1988

OTTUSO ANNA  MONTECORVINO 2.10.1975

PANEBIANCO MASSIMO   NAPOLI 6.11.1994

PANICO SAVERIO   NAPOLI 22.8.1976

PAROLISI ANTONIO  MUGNANO 30.3.1989

PATRICELLI VINCENZO   NAPOLI 19.03.1992

PELUSO VERONICA  MARCIANISE 11.12.1966

PERONE NATALE   CASERTA 18.05.1988

PEZZELLA GAETANO  NAPOLI 11.09.1973

PISCOPO ANIELLO  NAPOLI 10.08.1969

RAIA CARLO  MUGNANO 18.11.1974

RANIERO GORIZIA  NAPOLI 22.04.1977

RANIERO SABINA  CAIVANO 7.04. 1967

RICCIO ALFONSO  CAIVANO 26.08.1975

RICCIO MARIO   MUGNANO 18.07.1988

RONCONI ALESSANDRO   MUGNANO 28.06.1991

RONCONI ELIANA  NAPOLI 23.12.1974

RUGGIERO CASTRESE NAPOLI 13.08.1979

SALZANO VINCENZO  MUGNANO 21.03.1988

SCUOTTO MICHELE S. MARIA C. V. 30.05.1990

SICA GIUSEPPE CAIVANO 5.01.1963

SIVIERO GIUSEPPE NAPOLI 25.081972

STABILE SALVATORE NAPOLI 5.09.1988

TARANTINO DAVIDE NAPOLI 6.03.1972

TEDESCO DANIELE S. MARIA C.V. 6.10.1990

TESSITORE RAFFAELE ORTA 15.08.1972

TUTINO LUIGI NAPOLI 12.12.1984

TUTINO RAFFAELLE NAPOLI 16.04.1987

 

 

Torre del Greco:controlli “pilotati” ai commercianti chiesta la condanna per il sindaco Borriello

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Ciro-Borriello

Nel 2009, durante il suo primo mandato da sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello secondo le accuse avrebbe “pilotato” alcuni controlli dei vigili urbani ad un negoziante. E per questo che ieri il Procuratore generale durante il Processo in Corte di Appello ha chiesto la condanna a un anno e due mesi di carcere. Il primo cittadino era stato invece assolto dai giudici di primo grado a Torre Annunziata. I reati contestati sono abuso d’ufficio e soppressione di atti. Nell’inchiesta e nel processo figurano anche alcuni vigili urbani condannati in primo grado. tra questi Errico Sorrentino ex capo del nucleo anti-abusivismo dei caschi bianchi è accusato di aver falsificato più di un sopralluogo in strutture abusive, con verbali addolciti o inaspriti a seconda del “regalo” ricevuto. Per lui il pg ha chiesto la conferma della condanna di primo grado: 8 anni e 9 mesi di reclusione. Richieste pesanti anche per altri politici coinvolti nell’inchiesta della “cricca” dei vigili urbani. L’ex assessore ed esponente storico di Forza Italia Vincenzo Maida, padre dell attuale consigliere comunale,Domenico, che in primo grado aveva avuto 3 anni e 3 mesi in continuazione con una precedente pena, ha ricevuto una nuova richiesta di condanna a5 anni e 9 mesi di carcere. Anche Antonio Donadio e il figlio Nicola, assolti in primo grado ora rischiano rispettivamente un anno e 5 mesi e un anno di carcere. Richieste di conferme di condanne anche per gli altri caschi bianchi Francesco Di Maio, condannato a 6 anni e 9 mesi di reclusione, Giuseppe Mazzella  a 3 anni e mezzo,. Condanna pesante anche per i due tecnici comunali Enrico Bianco (5 anni e mezzo) e Ciro Pagliuso (5 anni). Per gli altri imputati (sono trentotto quelli a processo) dipendenti comunali, vigili urbani e abusivisti che facevano parte del “sistema” di corruzione, falsi verbali, soppressione di atti e abusi edilizi, invece, erano arrivate condanne più lievi, da un anno e 8 mesi a scendere fino ai 7 mesi. A preoccupare gli imputati, però, è molto anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, praticamente imposta a quasi tutti i condannati.

Palma Campania: ergastolo per l’omicidio di un camionista, assolto dopo 8 anni in cella l’imprenditore Elia Nunziata. Il pentito prima di morire lasciò un biglietto col quale lo salvava

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Elia NunziataLATITANTE

Palma Campania. Condannato all’ergastolo per omicidio viene scarcerato dopo 8 anni perchè riconosciuto innocente.  E’ stato liberato Elia Nunziata, uno dei titolari dell’impresa di autotrasporto nolana “Autoparco Meridionale”, arrestato nel novembre 2008 per scontare una pena all’ergastolo, divenuta definitiva, per l’omicidio di Daniele Lamperti, un camionista ucciso nel corso di una rapina la sera del 21 ottobre del 1991. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma hanno annullato la sentenza dopo un processo durato 20 anni. Dalle accuse Elia Nunziata si era sempre professato innocente, innocenza riconosciuta dallo stesso Procuratore generale del Tribunale che nel corso della requisitoria aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato, detenuto da otto anni nel carcere di Frosinone. Le prove portate dalla difesa rapresentata dall’avvocato Massimo Mercurelli hanno convinto i giudici che hanno accolto la richiesta del Procuratore generale annullando la condanna all’ergastolo per l’imputato. Nunziata, detenuto nel carcere di Frosinone da otto anni, è stato anche scarcerato.  Ad accusarlo era stato un “pentito”, poi suicidatosi in carcere, lasciando un biglietto con il quale ammetteva di aver accusato ingiustamente l’imprenditore. La sentenza dovrà diventare definitiva per avviare l’iter del risarcimento per l’ingiusta detenzione.Nunziata che oggi ha 57 anni era stato arrestato nel 2008 dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli all’esterno dell’ippodromo romano di Tor di Valle. Era ricercato proprio a seguito dell’ordine di esecuzione emesso dalla Procura Generale di Napoli alla pena dell’ergastolo, per l’omicidio dell’autotrasportatore, Daniele Lamperti, avvenuto nell’1991, nel corso di una rapina che il Nunziata – sostenne il pentito – aveva effettuato con altri complici. Nunziata ha pagato lo scotto delle accuse di un collaboratore di giustizia che poi, prima di uccidersi ha ritrattato, e per essere cognato del boss Aniello Ruocco, a capo dell’omonimo cartello del clan clan Alfieri. I collaboratori di giustizia lo indicavano ance come prestanome e riciclatore dei soldi della camorra indicando la sua azienda come il luogo d’incontro per i summit della cosca. Accuse dalle quali Elia Nunziata si è sempre strenuamente difeso, fino all’ora della verità che è arrivata con la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma.

Sequestrato in Puglia il tritolo che doveva servire ad uccidere il Procuratore Capo di Napoli, Giovanni Colangelo

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colangelo

Sarebbe stato utilizzato per ammazzare il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo il tritolo sequestrato nel barese alcuni giorni fa. La notizia è stata rivelata agli inquirenti della Dda di Bari da un collaboratore di giustizia vicino alla Sacra Corona Unita ma originario del napoletano il quale, in cella, alla fine del 2015, sarebbe entrato in contatto con uomini della Camorra che parlavano di un agguato al magistrato. Sulla vicenda indaga il pm Antimafia barese Roberto Rossi, che ha coordinato anche le indagini che hanno portato al sequestro dei 550 grammi di esplosivo letale, nascosto sotto un albero, di fronte al cancello della tenuta di un boss di Gioia del Colle (Bari), il trafficante di armi Amilcare Monti Condesnitt, il quale per questa vicenda è ora in carcere con altre 4 persone. E proprio a Gioia del Colle, stando alle dichiarazioni del pentito, sarebbe dovuto avvenire l’attentato. Il clan che lo stava progettando aveva infatti studiato gli spostamenti di Colangelo fra Puglia e Campania e avrebbero colpito a Gioia, dove il capo della Procura di Napoli abita.Avevano mantenuto il riserbo sull’utilizzo del tritolo sequestrato lo scorso 29 aprile gli investigatori della Squadra mobile di Bari che sabato scorso, 7 maggio, avevano diffuso ai giornalisti alcuni particolari sull’ operazione. Oltre a Monti Condesnitt erano stati sottoposti a fermo il suo braccio destro, Francesco Paolo Ciccarone, di 40 anni di Santeramo in Colle (Bari), Antonio Saponaro, di 35 di Bari, Giuseppe Piscopo, di 24 di Bitonto (Bari) e il Paolo Paterno, di 33 di Bari. I cinque – fu riferito – erano accusati di detenzione e porto di armi da sparo ed esplosivo. Le indagini, coordinate dalla Dda, furono avviate dopo il tentato omicidio di Giuseppe Drago, compiuto il 14 febbraio scorso nel quartiere San Pio di Bari. Gli inquirenti hanno ricostruito il contesto nel quale sarebbe maturato l’agguato: contrasti tra gruppi criminali per il controllo delle attività illecite, in particolare fra pregiudicati vicini al clan Strisciuglio, di cui anche la vittima fa parte, e il gruppo contrapposto, vicino agli odierni fermati. Grazie alle intercettazioni ambientali disposte nell’ambito delle indagini sul tentato omicidio, gli agenti hanno scoperto l’acquisto e il trasporto dei 550 grammi di tritolo insieme con una pistola semiautomatica Tokarev calibro 7,65 con caricatore e munizionamento.

Adamo vittima della faida flegrea: era un dei reduci del clan Grimaldi

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foto due omicidio soccavo

Stefano Adamo, 42 anni, aveva precedenti penali per associazione per delinquere di stampo camorristico, spaccio di droga, violenza e resistenza a pubblico ufficiale ed era legato al clan Grimaldi di Soccavo. Il suo omicidio secondo gli investigatori rientra nella faida in atto nella zona flegrea di Napoli e che vede contrapposti da un lato la nuova alleanza dei Sorianiello-Lago-Romano-Giannelli da una parte  e i Vigilia-Pesce-Marfella dall’altra. Faida che già ha lasciato sul selciato tre morti e numerosi feriti dall’inizio dell’anno tra cui il figlio minorenne del boss Alesandro Giannelli. I carabinieri stanno ricostruendo i suoi legami con i clan attivi nell’area occidentale e flegrea. Adamo nel giugno del 2008 era stato stato raggiunto in carcere da un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione compiuta ai danni di un’impresa edile a Pianura insieme con il ras Antonio Scognamiglio e Antonio Delle Donne.  Era stato processato con il rito abbreviato usufruendo dello sconto di pena ed era uscito dal carcere da non molto tempo. Adamo era a bordo di una utilitaria “Citroen”, in compagnia di un cugino, anche lui pregiudicato. All’incrocio tra via Antonino Pio e via Adriano l’auto è stata affiancata da uno scooter con due sicari a bordo, che hanno esploso una decina di colpi. Almeno due hanno ferito Adamo. A trasportarlo all’ospedale “San Paolo” è stato lo stesso cugino, che poi ha abbandonato l’auto poco distante.

 

Torre Annunziata, omicidio di Natalino Scarpa per i giudici: “Pasquale Gionta più sanguinario del fratello Aldo”

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omicidio scarpa con aldo e pasquale gionta ok

 Fu Pasquale Gionta, fratello di Aldo a decidere di uccidere il rivale Natalino Scarpa. Era il più deciso e sanguinario dei fratelli.  E’ quanto sostiene il Gup, Paola Piccirillo, nelle motivazioni della sentenza che ha visto l’assoluzione di Alduccio ‘o poeta il 23 febbraio scorso. Ma Pasquale Gionta, già giudicato e assolto in via definitiva non potrà più essere processato per quell’omicidio di camorra avvenuto il 14 agosto del 2006 che consentì di eliminare il padre 73enne del boss rivale Vincenzo ‘caramella’ dei Gallo-Cavalieri. Aldo Gionta, detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Opera si è scrollato di dosso una richiesta di ergastolo fatta dal pm della Dda Claudio Siragusa, fondata sulle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia – Carmine Martusciello, Aniello Nasto, Vincenzo Sauro e Michele Palumb ‘munnezza’ – che sostennero che a decretare l’uccisione di Zi natalino era stato dal carcere Aldo Gionta. Una notizia ‘de relato’, appresa proprio da Pasquale Gionta ‘o chiatto e non quindi direttamente dal presunto mandante. Solo Vincenzo Raimo, alias ‘o castellone, pentito di Ercolano detenuto con Aldo sostiene di aver saputo direttamente dal compagno di cella la notizia poi rivelata ai magistrati. Secondo il Gup, invece, è più plausibile che ‘Pasquale Gionta ha forzato la mano sulla decisione di uccidere Natale Scarpa’, lui boss sanguinario e spregiudicato, rispetto al più ponderato e famoso fratello. La Dda aveva invece portato avanti un’altra tesi quella che Zi Natalino morì per volere di Aldo ‘o poeta, colpito da numerosi colpi di calibro 9×21. Per quell’omicidio è stato condannato all’ergastolo Giuseppe Coppola, l’uomo che rivelò ai killer l’ora e il giorno in cui sarebbe stato trovato il 73enne. A sparare furono poi, Luigi Maresca ‘o trippone e Francesco Amoroso, ‘a vecchierella, morto in carcere un anno fa. Per l’omicidio di Natale Scarpa poi sono stati condannati a 8 anni di reclusione Vincenzo Sauro ‘scivolone’ e Aniello Nasto ‘quarto piano’, entrambi collaboratori di giustizia.

(nella foto il luogo dell’omicidio di Natalino Scarpa e nel riquadro i due fratelli Pasquale e Aldo Gionta)

Arrestato anche Marco Di Lauro, doppio colpo alla camorra

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Sono caduti uno dopo l’altro a distanza di poche ore i due super latitanti della camorra napoletana. Poco fa è stato arrestato Marco Di Lauro. Alle 13, 30 era stato arrestato Stefano Accurso


Tentano di violentare e rapinare una turista francese: arrestati Tolomelli e Lauritano

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Due pregiudicati sono stati arrestati dalla Polizia dopo un tentativo di rapina ad una giovane francese all’ alba di oggi. Giovanni Tolomelli, 42 anni, residente nel Quartiere Stella, imparentato con la famiglia di malavitosi del Rione Sanità, e Vincenzo Lauritano, 35, residente nel quartiere San Carlo Arena, in sella a un motociclo hanno avvicinato poco prima delle 5 in via Pessina una ragazza francese di 24 anni che stava rincasando. La ragazza ha raccontato agli agenti del Commissariato Dante di aver scambiato qualche parola con i due e di essere poi entrata nell’ androne dello stabile dove risiede. Tolomelli l’ aveva seguita e, dopo aver richiuso il portone, l’ aveva minacciata con un coltello a serramanico e poi ripetutamente palpeggiata, tentando di rapinarla della borsa e del telefono cellulare. Le urla della 24 enne e la sua resistenza hanno spinto il pregiudicato a desistere. Tolomelli è risalito sul motociclo, sul quale lo attendeva il complice, ed è fuggito in direzione di via Avvocata. Grazie alle telecamere di videosorveglianza installate nella zona la Polizia ha identificato Lauritano e lo ha bloccato poco dopo. Raggiunto e bloccato anche Tolomelli, che è stato riconosciuto, insieme al complice, dalla giovane francese. La 24 enne è stata colta da malore in seguito allo choc subito. Il motociclo ed il coltello a serramanico utilizzato da Tolomelli sono stati sequestrati. Il pregiudicato, oltre che di tentata rapina aggravata e porto di arma da taglio, deve rispondere di violenza sessuale ed è stato trasferito nel carcere di Poggioreale insieme a Lauritano.

Gli investigatori smentiscono la notizia della cattura di Marco di Lauro

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 Si tinge di giallo la notizia della cattura di Marco Di lauro, il figlio di Ciruzzo ‘o milionario. Nel pomeriggio si era diffusa la voce della sua cattura nel corso di un’operazione congiunta di polizia e carabinieri. ma la notizia è stata smentita dagli stessi investigatori dopo una mezz’ora. Continua quindi la caccia all’ultimo super latitante della camorra napoletana. Marco Di Lauro,  latitante dal 7 dicembre 2004 ed inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia.

“Umberto”, “Umberto”, baci e grida per salutare il boss Accurso catturato oggi. GUARDA IL VIDEO

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“Umberto”, “Umberto”, grida, baci delle donne di Scampia e dei tanti affiliati, amici e parenti che erano venuti a salutarli allesterno della Caserma Pastrengo dei carabinieri. Così Umberto Accurso, uno dei due super latitanti della camorra napoletana è uscito intorno alle 18,oo di oggi per andare nel carcere di Poggioreale. Barba incolta e dimagrito rispetto alle foto in possesso delle forze dell’ordine. E’ stato arretatato intorno alle 13, 30 di oggi a Qualiano. Accurso si nascondeva in un appartamento protetto dalla porta blindata. Era ricercato dal 2014. E’ inseguito da 4 ordinanze di custodia cautelare per omicidi, traffico di droga, associazione di tipo mafioso, estorsioni, minacce e altro. Accurso è considerato il reggente del clan della Vinella Grassi, attivo nell’area nord e tre i maggiori fornitori di droga nelle piazze dello spaccio di tutta Napoli.Ventitre anni, sposato e padre di due bambini, Umberto Accurso è considerato uno dei soggetti più pericolosi fino ad oggi ancora in libertà. A Qualiano si nascondeva in un covo offertogli da un fiancheggiatore, attualmente ricercato e indagato per favoreggiamento personale. Non era armato.Quando i carabinieri del Nucleo investigativo dell’Arma hanno bussato alla sua porta per catturarlo non ha aperto. E’ stato necessario sradicare letteralmente la porta blindata dai cardini delle murature per raggiungerlo. Umberto è considerato il mandante dell’attentato alla caserma dei carabinieri di Secondigliano del mese scorso. Il Tribunale aveva tolto i figli alla moglie perché il fratello  Antonio è un pentito e quindi secondo la giustizia i piccoli erano in pericolo.  La notte seguente alla notifica del provvedimento alla donna ci fu l’attentato ai carabinieri. La scorsa settimana la donna ha accettato la proposta del Tribunale che le ha restituito i figli a patto che andasse in una località protetta con loro.

 

Ercolano: slitta di un’altra settimana il recupero dei dispersi in mare del “Rosinella”. Monta la protesta dei familiari

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Bisognerà aspettare un’altra settimana ancora per capire come quando si recupereranno i corpi del comandante Giulio Oliviero di Ercolano e i due marinai tunisini Khalifa e Saifeddine Sassi affondati da tre settimane col peschereccio “Rosinella” nelle acque del mare di Gaeta. Ieri sarebbe dovuta arrivare la speciale nave della Marina Militare Italian con le attrezzature e gli uomini adatti per procedere al recupero ma non è stato così. un’altra giornata trascorsa tra attesa e angoscia e poi la rabbia dei familiari dei tre dispersi in mare.. “La nave Anteo non arriverà a Gaeta prima di giovedì perché è impegnata ad Augusta, nel Canale di Sicilia, per lo sbarco dei migranti”, hanno fatto sapere ieri dall’ufficio stampa della Marina Militare. E cosi dopo la notizia la signora Rosa Imperato, moglie del comandante Oliviero si è lasciata andare a un durissimo sfogo. “Mi sento presa in giro – ha spiegato – e sono fortemente indignata. Prima ci avevano detto che la nave sarebbe arrivata il 10 maggio, poi ancora tra il 10 e il 12 e adesso forse l’intervento slitta di una settimana. Sono trascorsi 20 giorni dall’incidente e il corpo di mio marito e dei suoi collaboratori sono ancora là sotto, probabilmente sono rimasti solo gli indumenti. Perché prendono tempo e non ci dicono le cose come stanno? Almeno così sappiamo come muoverci. La Regione Campania si è offerta di finanziare le operazioni: se dalla Marina Militare ci fanno capire le proprie intenzioni noi percorriamo quest’altra strada”.

Pilota elicottero vola a Capri senza permessi, denunciato

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A bordo di un elicottero ha sorvolato una Capri affollata di turisti per consegnare alcune vasche ad un albergo dell’ isola, poi, senza disporre delle autorizzazioni di volo è atterrato in un’ area ecologica a Marina Grande. E’ accaduto domenica pomeriggio, ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Il pilota, decollato da Cava dei Tirreni (Salerno) ha sorvolato la banchina del Porto, ha agganciato una vasca destinata ad un albergo e poi è atterrato nell’ area di Gasto. Gli agenti del Commissariato di Capri lo hanno denunciato e segnalato all’ Enac.

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